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La rinascita di Achille Costacurta a Mondello dopo il tentativo di mettere fine alla sua vita

Achille Costacurta a cuore aperto racconta del suo momento più brutto ma anche della rinascita che passa per la sua nuova vita a Mondello

il caso achille costacurta sbarca su canale 5

Achille Costacurta, figlio di Billy Costacurta e Martina Colombari, è oggi un ragazzo diverso. Lo si intuisce subito dalle sue parole, intense e sincere, rilasciate in un’intervista a La Repubblica. Dopo un passato segnato da dolore e oscurità, Achille ha scelto di cambiare tutto: città, abitudini, prospettiva. Ha lasciato Milano, la metropoli che lo soffocava, per approdare in Sicilia, a Mondello, piccolo angolo di paradiso sul mare, dove ha trovato una nuova dimensione di vita, più umana, più semplice, più vera.

Achille Costacurta a cuore aperto: «Milano mi metteva ansia»

«Milano mi metteva ansia, avevo bisogno di cambiare aria», racconta con una sincerità disarmante. Achille non ha mai avuto paura di mostrarsi fragile, nemmeno quando ha partecipato a Pechino Express, dove il pubblico ha potuto intravedere la sua complessità, ma anche il suo desiderio di riscatto. E proprio come in quel viaggio estremo in Asia, anche oggi il cambiamento passa da un altro viaggio, reale e simbolico, che lo ha portato lontano da tutto ciò che gli faceva male.

A Palermo e nella sua frazione balneare, Achille Costacurta ha scoperto un’umanità diversa. «La gente non giudica. Ti tende la mano, ti accoglie. Un po’ come in India, quando ho fatto Pechino Express: se scegli quella terra, ti trattano come sacro. A Palermo mi sono sentito così. Mi ha aiutato», confessa. Il ricordo del suo primo giorno a Mondello è vivido: «Febbraio. Mondello, bar Galatea. Sono appena arrivato. Chiedo informazioni sul supermercato. “Se vuoi ti diamo le chiavi del furgone per andare a fare la spesa”. Eccola Palermo. Cose che a Milano non mi sono mai capitate, neanche con gli amici di una vita».

Achille Costacurta: il passato che fa ancora male

Il percorso che lo ha portato fino a qui, però, è stato tutto fuorché semplice. Achille ha affrontato il buio più profondo: a 17 anni ha tentato il suicidio ingerendo sette boccette di metadone. «L’equivalente di 40 grammi di eroina. Nessuno sa spiegarsi come io sia ancora vivo». Ma il dolore era iniziato molto prima, a 15 anni, quando venne rinchiuso nel centro penale minorile di Parma dopo essere stato trovato a scuola con due coltelli nello zaino. Un periodo che ricorda con amarezza: «Mi permettevano dieci sigarette al giorno e appena non ti presentavi a colazione, te ne toglievano una. Una volta un agente mi ha detto che mi doveva parlare. Stavo fumando e gli ho chiesto di aspettare che finissi. Mi ha spezzato la sigaretta davanti al viso, gli ho sputato e mi hanno preso a schiaffi in una stanza. Ero solo un ragazzino».

Oggi, però, c’è una nuova luce negli occhi di Achille. Una luce fatta di sobrietà, di famiglia ritrovata, di piccoli gesti che raccontano una grande trasformazione: «Mi sento rinato. Non tocco droghe, sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori. Prima litigavamo ogni giorno, ora siamo uniti. Se torno tardi, li chiamo».

La sua è una testimonianza potente, di dolore ma anche di speranza. Achille Costacurta non si è arreso e oggi, lontano dai riflettori e da una città che lo soffocava, sta costruendo, giorno dopo giorno, la sua nuova vita. E forse, proprio tra il mare e la luce di Mondello, ha finalmente trovato se stesso.

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