Fiction e Serie TV

C’era una volta La casa di carta…

La casa di Carta 5 delude: la serie non è più quella di un tempo e questo finale lascia davvero l'amaro in bocca. Andrà meglio con gli ultimi episodi della serie?

Che brutta finaccia che ha fatto La casa di carta. Da serie evento capace di macinare record su record, a soap senza nè capo nè coda. Vi avevamo già detto tempo fa che dopo la seconda stagione, pensare di tirare la corda era stato un grave errore e che il terzo capitolo de La casa de Papel aveva lasciato parecchie perplessità anche nei fan più affezionati. E possiamo confermarvi senza troppe esitazioni, che la quinta stagione de La casa di carta, è ancora più noiosa della quarta. Forse i nostri occhi si rifaranno con il volume 2 de La casa di carta 5 ma quello che ci hanno lasciato i primi 5 episodi di questo gran finale, è solo l’amaro in bocca per come la narrazione è stata stravolta, per le scelte fatte. E non parliamo solo della decisione di far morire uno dopo l’altro i personaggi più amati. Se infatti avevamo accettato la morte di Berlino ( molti sperano in realtà che sia ancora vivo), quella di Nairobi non l’abbiamo mai digerita. E ovviamente del tutto inaccettabile, anche ai fini della narrazione, quella di Tokyo; questa scelta si spiegherebbe solo in un modo: se alla fine tutti i membri della banda morissero per sacrificarsi. I problemi di questa quinta stagione de La casa di carta sono tanti, uno in particolare: la narrazione è lenta e noiosa, a tratti quasi insensata. Ci ritroviamo di fronte uno come Arturito, che era lo zimbello della banca, il codardo vigliacco molestatore, che adesso diventa invece il nemico numero 1 della banda e che mette in crisi i piani del professore… E’ una guerra, lo abbiamo capito, vale tutto. Ma viene meno tutto quello che era stato il perno delle prime stagioni, tutto l’aspetto psicologico che aveva fatto innamorare i telespettatori del professore e del suo piano per rubare. Un peccato.

E poi resta la grande incognita: ma perchè Berlino? Perchè mostrarci tutto quello che era successo ben 4 anni prima dell’ora zero? Potrebbe esserci una sola spiegazione sensata. Non abbiamo dimenticato che oltre a Palermo e a Berlino, c’era anche un’altra persona fuori dalla banda che conosceva il piano. Quella persona è la moglie di Berlino, l’unica che sapeva dell’oro, dell’estrazione e del resto. E’ possibile che ci abbiamo volutamente mostrato uno spezzone di storia che apparentemente non ha nulla a che fare con la narrazione, perchè alla fine il figlio o la moglie di Berlino, potranno essere le carte vincenti della banda in grande difficoltà? Potrebbe essere la sola cosa sensata, visto che altrimenti, non si spiegano questi continui flashback che distraggono lo spettatore e che non aggiungono nulla alla storia che si sta sviluppando nel presente. Per scoprire se le nostre intuizioni in qualche modo possono essere corrette, dovremo comunque aspettare il 3 dicembre, quando finalmente, arriverà l’epilogo definitivo della saga.

C’era una volta La casa di carta che avevamo tanto amato…

Una serie, quella spagnola, che sin dal primo episodio della prima stagione aveva dimostrato parecchie lacune nella storia ma che erano state tutte accettate dal pubblico, che ne aveva apprezzato invece, altri aspetti. Aspetti che hanno fatto della serie, una delle più viste di sempre in tutto il mondo su Netflix. Numeri che poche altre serie hanno saputo replicare, e che hanno spinto quindi la produzione a realizzare almeno altre 2 stagioni, pressocchè inutili.

Questo “antipasto” di finale , non ci ha convinti, ci aspettiamo che le prossime portate, gli ultimi episodi de La casa di carta, diano un senso a tutto quello che abbiamo visto finora perchè altrimenti, la delusione sarebbe ancora più grande.

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