Noi la nuova serie di Rai 1: pregi e difetti dei primi due episodi

Su RaiPlay è possibile vedere in anteprima il primo e il secondo episodio di Noi la nuova serie di Rai 1: la nostra recensione

noi rai 1

Troppa curiosità, impossibile resistere. La Rai ha deciso, come succede spesso per le fiction e le serie più attese, di pubblicare su RaiPlay in anteprima, i primi episodio di Noi. E allora, perchè aspettare domenica sera quando si possono vedere due episodi senza interruzioni pubblicitarie? Ovviamente l’ho fatto.

Dopo aver visto la conferenza stampa di presentazione, con le lacrime del regista, i toni entusiastici di Rai e Cattleya, le aspettative, sono chiaramente altissime. Purtroppo, per quello che mi riguarda, nei primi due episodi, leggermente deluse. I motivi sono diversi e proverò a spiegarmi nel migliore dei modi. La premessa è d’obbligo: innegabile l’impegno, la voglia di fare una serie dedicata alla famiglia, che possa funzionare. Purtroppo è impossibile non fare il paragone con This is us. Il vero problema però non è il fatto che si tratti di un remake e che quindi non spicchi per originalità ( nonostante abbiamo continuato a ricordarci che ci sarebbero state delle contaminazioni tutte italiane che ci avrebbero emozionato). E’ un remake, è chiaro a tutti che rivedremo le stesse cose. Il vero problema, è non centrare che cosa raccontare.

Noi-La serie su Rai 1: pregi e difetti dei primi due episodi

Il cast funziona ma non fino in fondo. La storia regge ma con delle pecche. Se infatti alla fine di ogni episodio di This Is Us, non vedi l’ora di vedere quello successivo perchè c’è una domanda che non ti lascerà dormire, in Noi, questo non succede, almeno non nei primi due episodi ( lievemente forse nel secondo, quando alla porta di casa di Daniele si presenta nonno Michele e non nonno Pietro). In conferenza si è detto che questa seria ha il grande privilegio di partire da 18 episodi e ricavarne solo 12, per avere così un ritmo serrato ed eliminare cose anche “inutili” ai fini della narrazione e cose retoriche. Non mi è sembrato.

Altro difetto: i passaggi temporali. Nei primi due episodi, quasi non c’è differenza di colori tra la serie ambientata negli anni ’80 e il 2020. Si fa quasi fatica a comprendere i passaggi, se non fosse per l’improbabile taglio di capelli di Lino Guanciale. Si sente, eccome se si sente, anche il fatto che la serie sia stata girata in era covid, purtroppo.

L’attenzione ai piccoli dettagli. Una grande serie, la fanno anche i piccolo dettagli. E non è solo questione di ascolti. Per intenderci la terza stagione de L’amica geniale, è stata pazzesca, fasci di luce, parole scandite, oggetti messi in un determinato posto al momento giusto, scelte cromatiche. In Noi questa attenzione manca. Quando Daniele va per la prima volta a trovare suo padre, c’è quella voglia di non andare oltre: la povertà è rappresentata da una sorta di casa popolare. Poi entri nell’abitazione, e non trovi un uomo con la sua cucina, un tavolo nuovo di zecca. E quel fornellino in un angolo, quel materasso in una stanza di 3 metri per 2, era chiedere troppo per ricordare che si, anche in Italia, c’è chi vive in povertà con la muffa sulle pareti, le infiltrazioni, gli spifferi? Perchè tutto quello c’era nella casa di Mimmo quando Rebecca va a trovarlo negli anni ’80e invece nel 2020, sparisce? Costa troppo ammettere che esiste anche oggi la povertà e che ci sono persone che vivono ancora in condizioni quasi disumane? Non possiamo accettare che si pensi che questa “tipologia di povertà” sia esistita solo nel passato perchè oggi, che sia Roma, Napoli, Torino o Venezia, si vive nelle medesime condizioni, anche peggio. Una buona dose di coraggio non guasterebbe.

Passiamo all’argomento cast. Non voglio fare sempre le stesse critiche ma è inevitabile dirlo: Aurora Ruffino convince a metà. Bene nella Rebecca giovane, nella Rebecca neo mamma. Piccole perle due momenti con Aurora protagonista: il bagno nella vasca da bagno. Per la prima volta Rebecca si ritrova da sola in casa, senza i suoi tre figli. Ha appena perso un bambino che ha portato in grembo per nove mesi, ne ha avuto un altro, dono dal cielo si, ma anche qualcosa di inaspettato. E’ felice ma turbata, è in ansia, la sua anima è lacerata. E’ debole ma deve essere forte. E in quel momento, tutto questo viene fuori.

Bellissimo anche il dialogo di Aurora/Rebecca con il giovane padre di Daniele. Toccante. Non credibile nella Rebecca over 60. Completamente bocciata, almeno per il poco che al momento abbiamo visto. Era il nostro più grande interrogativo, al momento confermiamo le sensazioni iniziali.

Lino Guanciale probabilmente il migliore Milo Ventimiglia che si potesse trovare in Italia, ma nei primi due episodi non viene ancora fuori tutto il suo vero potenziale, quello che farà innamorare il pubblico quasi certamente di Pietro Peirò, come i fan di This Is Us amano Jack Pearson. Un po’ sottotono nei primi due episodi, mi aspettavo di più.

Promossa anche la scelta di Dario Aita, che sia un attore navigato ed esperto di serialità lo si nota dalla scena uno, a differenza dei suoi fratelli. Purtroppo gli attori che vestono i panni di Cate e Daniele, alla loro prima grande interpretazione in una fiction, dimostrano di essere un passo indietro. Sono bravi, ma il livello non è quello di Lino Guanciale, di Aurora Ruffino e di Dario Aita. E questo è un problema, se si considera che tutti e tre i fratelli, dovrebbero avere un ruolo chiave ed essere impeccabili ai fini interpretativi per rendere credibile la narrazione. Mi spiego facendo un piccolo paragone con Doc-Nelle tue mani. Alberto Malanchino non ha il curriculum di Luca Argentero ma allo stesso tempo, non ha nulla da invidiare all’attore; quando li abbiamo visti nella puntata del 3 marzo insieme, piangere ed emozionarsi, ci siamo commossi con loro, come avevamo fatto con Pierpaolo Spollon ( il più grande con i suoi 33 anni) o con Saurino ( che di anni ne ha 29) prima. Parliamo di attori giovani, hanno la stessa età più o meno di Livio Kone che di anni ne ha 27, ma che a differenza dell’attore, hanno un background diverso. E allora quando fai una scelta non puoi prescindere da questo: non puoi mettere sullo stesso piano Dario Aita e gli altri due attori che seppur bravissimi, stanno per fare il grande passo in quella chela Rai spera, possa essere per tre anni, una fiction di punta. Non sono i coprotagonisti, che stanno affianco a Guanciale e Ruffino, sono i PROTAGONISTI. E la differenza purtroppo, si nota. Ho trovato decisamente più credibile, Leonardo Lidi nel ruolo di Teo ( il Toby della serie americana) almeno, lo ribadisco, nei primi due episodi. Forse andrà meglio successivamente e anche per questo motivo, questa recensione, si basa solo sui primi due episodi di Noi. Ed è credibilissima anche Claudia Marsicano, Cate, in coppia con il suo Teo. Ironici al punto giusto, complici quanto basta. Ottima la Marsicano anche nei momenti in cui non deve fare da spalla a Dario Aita, a suo fratello Claudio. E’ brava, molto.

Assolutamente impalpabile, non pervenuta, l’attrice che interpreta Beth, Angela Ciaburri  ( e non per un suo demerito ma perchè le hanno ritagliato uno spazio davvero piccolissimo, almeno nei primi due episodi). Gravissimo errore non comprendere che Daniele e Beth sono si due personaggi di spessore profondo ma che vivono uno in funzione dell’altro nella storia. O meglio, si completano perchè sono due pezzi di un puzzle perfetto. Dove non arriva Daniele dovrebbe arrivare Betta, dove non arriva Betta, c’è sempre Daniele. Sparito totalmente il lato ironico e divertente di Randall, Daniele è un uomo come tanti, piange ma non fa piangere. ( Qui il nostro approfondimento sulla scelta di una attrice bianca per il ruolo di Beth) E se Betta non ha spazio, figuriamoci quello che viene riservato alle due bambine, fondamentali per il personaggio di Daniele in quanto padre…

Molto più coinvolgenti gli attori che interpretano Mimmo da giovane e da “nonno” . Timothy Martin convince.

Questo è solo l’inizio, probabilmente anche Noi riuscirà a coinvolgerci nello stesso modo in cui This Is Us ha fatto. Le premesse non sono delle migliori, soprattutto per quello che riguarda il ruolo di Daniele. Randall Pearson è il vero protagonista della serie americana, con i suoi mille dubbi, la sua gentilezza, il suo altruismo, quel perenne voler essere come suo padre e come sua madre. Quella sana voglia di cambiare il mondo, di mettersi sempre in discussione ma anche le tante fragilità e le sue mille ansie che lo porteranno inevitabilmente al crollo. Nei primi due episodi, Daniele è un ragazzo adottato, che ha studiato, fatto carriera e ha una famiglia. Ha cercato suo padre, lo ha trovato e adesso spera di trovare per lui anche un buon medico che lo guarisca. Nulla di più.

Staremo a vedere perchè davvero vogliamo essere coinvolti dai protagonisti: dalla paura dell’abbandono di Daniele, dall’insoddisfazione artistica e dal non trovare un posto giusto al mondo di Claudio, dalla fame d’amore di Cate, sempre pronta ad aiutare gli altri ma poco propensa ad aiutare se stessa. Adozione, bulimia, alcolismo: sono solo alcune delle tante tematiche trattate in This Is Us che hanno fatto la serie, così grande. Speriamo di vedere qualcosa di più nei restanti 10 episodi perchè purtroppo, nel bene o nel male, trattandosi di un remake, il confronto e il paragone, resterà inevitabile ( e la spocchia di qualcuno che ha azzardato che gli italiani battono sempre gli americani, non aiuterà di certo).

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1 response to “Noi la nuova serie di Rai 1: pregi e difetti dei primi due episodi

  1. La fiction NOI non mi.piace soprattutto per la protagonista femminile che non se ne scende proprio ( così si dice a Napoli)
    Mi dispiace per lino guanciale che mi piace moltissimo , perché non vedrò più il suo lavoro dopo aver visto la prima puntata
    Quest’attrice è poco coinvolgente, non fa appassionare, ma già da quando ha fatto la fiction con Neri Marcire,
    Che pesantezza!!!!!!

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