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13 novembre: Attacco a Parigi. Su Netflix un documentario capolavoro per riflettere e capire

13 novembre: Attacco a Parigi. Su Netflix un documentario capolavoro per riflettere e capire. Soccorritori e superstiti raccontano quella drammatica serata


Quando ieri è arrivata la notizia da Parigi, di un uomo che aveva preso in ostaggio delle persone, minacciava di farsi esplodere e di avere una bomba, mi sono ricordata di quel piccolo ma grandissimo capolavoro che ho visto in questo fine settimana su Netflix. Parlo  in prima persona perchè voglio raccontarvi quello che il documentario 13 novembre: Attacco a Parigi mi ha trasmesso. La storia la conosciamo tutti: diversi attentatori arrivano per le strade di Parigi, seminano panico e morte e scrivono una delle pagine più tristi della storia contemporanea. E’ il giorno che passerà alla storia per il numero delle vittime, per lo sconcerto provato da tutto il mondo. E’ il giorno della morte ma allo stesso tempo della dimostrazione di forza da parte del popolo francese che non si è fatto mettere i piedi in testa, neppure di fronte alla morte di decine di persone. Ma il documentario trasmesso da Netfilx è molto altro. I protagonisti sono le persone che hanno vissuto in prima persona gli eventi: sono gli ostaggi del Bataclan, i superstiti, sono i vigili del fuoco, sono i politici, dal sindaco di Parigi all’allora presidente Hollande. Ognuno con il suo punto di vista, ognuno con il suo racconto.

SU NETFLIX 13 NOVEMBRE: ATTACCO A PARIGI: UN DOCUMENTARIO CAPOLAVORO CHE VI GELERA’ IL SANGUE MA DA VEDERE

E’ chiaro che quello che maggiormente colpisce, quello che mi ha gelato il sangue, è stato il racconto delle vittime, anche se loro non amano essere chiamate così. Un giorno normale per loro si è trasformato in un giorno che non cancelleranno mai dalla loro mente e che condizionerà per sempre la loro esistenza. Sarà stata la mia poca voglia di andare oltre leggendo i fatti in quei giorni, questo non lo so, ma il documentario di Netflix mi ha aperto un mondo. Non avevo mai sentito parlare di ostaggi nascosti in un contro soffitto, di ostaggi che hanno familiarizzato con i kamikaze pur di salvarsi. Non avevo mai neppure provato e forse voluto immaginare quello che le persone hanno provato nel teatro, nel bar, per strada. E invece guardando questo documentario resti completamente nudo; non ci sono difese, hai davanti le persone che ce l’hanno fatta, che sono lì nonostante tutto. Nonostante i colpi di fucile, nonostante le granate lanciate dalle forze dell’ordine, nonostante il sangue di chi non ce l’ha fatta…

Sapevo che erano stati coraggiosi, che avevano dimostrato di essere forti, di non temere nulla. Ma non sapevo quanto in quelle circostanze ci si scopra degli eroi, capaci di sollevare uno scudo che pesa 80 kg per salvare la vita di una donna che conosci da pochi minuti, di rompere un contro soffitto per nasconderti. La forza di sopravvivere anche quando un uomo ti esplode praticamente addosso. Negli occhi di queste persone ho letto il dolore, la sofferenza, il dramma. A volte erano totalmente privi di luce, altre volte si infiammavano. Una delle superstiti ricorda: “Ho sempre odiato le persone che escono di casa in tuta, uno degli attentatori indossava una tuta e io mi sono detta che non mi sarei mai fatta uccidere da uno così”. Già perchè in quei momenti pensi a tutto, alle banalità ma anche a quello che hai lasciato a casa e a quello che non potresti trovare. Vivi, sopravvivi, muori. Senza vedere, senza sentire, non ti accorgi neppure di avere un proiettile nel corpo perchè respiri. E i vigili del fuoco, altri eroi di quella maledetta notte ci ricordano che “non si lamentava nessuno, era incredibile. Erano tutti feriti ma pensando che la persona accanto a loro stesse peggio, non dicevano nulla“. Io oggi, a distanza di qualche giorno dalla visione del documentario mi ricordo quegli occhi, le parole di chi quella notte ha toccato la morte, la vita, la resurrezione. 

Proprio per questo non posso fare a meno di consigliarvi di vedere 13 novembre: Attacco a Parigi. Non per voyerismo certo, ma per comprendere che cosa si possa provare in quelle occasioni e quanto coraggio ci sia nascosto nel nostro piccolo corpo. 

In foto l’uomo che ha visto un kamikaze farsi esplodere addosso a lui

Ci hanno detto di uscire senza guardare in platea” ricorda una donna che è sopravvissuta dopo esser stata anche ostaggio dei terroristi insieme ad altre dieci persone. Lei ha camminato provando a non guardare, correva verso la porta, verso la salvezza ma poi all’improvviso quella visione. Lei l’ha chiamata “la collina dei cadaveri” tutti i corpi ammassati delle oltre 100 persone uccise dai terroristi. 

Non posso che pensare che in qualche modo, nonostante tutto, nonostante le vittime, nonostante le famiglie distrutte, le vite condizionate per l’eternità, in quella maledetta serata a Parigi ci siano stati anche dei miracoli. 

E’ quasi paradossale dirlo eppure, l’uomo che mostriamo qui in foto, ne è l’emblema. Davanti a lui, in un corridoio stretto e buio, un kamikaze. Dietro a lui un altro. Le mani sul detonatore. Il primo miracolo: il kamikaze che si fa esplodere non lo colpisce. Si genera infatti una esplosione verso l’alto. Il secondo miracolo: anche l’altro kamikaze sii fa esplodere non accettando le trattative. Muore a pochi centimetri da lui, sui suoi vestiti c’è il suo sangue. Ma il miracolo avviene: quest’uomo che era solo uscito con sua moglie per una serata di svago, sopravvive. Un miracolo per il quale in molti si sono anche colpevolizzati, quella collina dei corpi non potrà essere dimenticata e in molti si sono accusati per essere sopravvissuti. 

Ci sono storie di gente comune che lasciano il segno nel nostro cuore, come quella di Gregory che più volte, raccontando il suo dramma, si commuove. Lui era il proprietario di un ristorante/Bar. Già perchè la notte del 13 novembre non è solo la notte del Bataclan. E’ la notte della follia che inizia dallo Stadio di Francia e prosegue per tutto il decimo municipio. Gregory perde sua moglie, muore tra le sue braccia, sotto il fuoco del terrorista. A sua figlia racconterà che l’ultima frase da lei pronunciata è stata: “prenditi cura di Tess” e per la ragazza, sapere che la madre  è morta con il suo nome tra le labbra, sarà una sorta di consolazione.

La cosa straordinaria di questo documentario è la forza della narrazione, nuda e cruda. Vediamo pochissimo di quello che è successo quella notte ma le parole dei superstiti sono così nitide da farci immaginare tutto. Ci portano in quei locali, ci portano nel Bataclan. Ci portano nel corridoio e ci fanno sentire quella porta pesante sulle nostre spalle, quella porta che la polizia spingeva con forza ma che un ostaggio non voleva far cadere. Già perchè la paura ti porta anche a credere che i buoni non ti salveranno e che alla fine ce la farai solo se darai retta ai cattivi. Siamo anche noi lì in quel corridoio immaginiamo che cosa significhi strisciare a terra, toccare morti, respirare il sangue di chi non ce l’ha fatta. Noi però lo possiamo solo immaginare, loro lo hanno vissuto.

Perchè vedere questo documentario? Perchè alla fine vi sentirete meno sfortunati di quello che pensate di essere, perchè vi renderete conto di quanto la vita sia un soffio ma allo stesso tempo capirete quanto il bene e il male in questo nostro mondo convivano senza che nessuno di noi se ne renda conto fino in fondo. Di quanto ci sia di straordinario nel corpo umano, capace di sovvertire ogni logica, di quanto ci sia di straordinario in persone comuni che in una notte qualunque diventano eroi. 

EPISODI 13 novembre: Attacco a Parigi

Miniserie in tre episodi di circa 60 minuti ciascuno 

Anno di uscita: 2018-Sopravvissuti e soccorritori condividono le loro storie di terrore, altruismo e coraggio durante gli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre 2015. PER VEDERE IL DOCUMENTARIO CLICCA QUI



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