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Giacomo Poretti e sua moglie hanno superato il Coronavirus, il comico racconta la malattia

Giacomo Poretti è sicuro che lui e sua moglie sono stati contagiati e hanno superato il Coronavirus

Giacomo Poretti del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, ha raccontato come ha contratto il Coronavirus, la malattia, il contagio di sua moglie Daniela e come hanno superato tutto. Resta al momento una sua convinzione perché per l’attore comico non c’è stato nessun ricovero in ospedale anche se è stato malissimo ma quando ha fatto il test è risultato negativo. Al Corriere della Sera ha confidato che non vede l’ora di sottoporsi al test sierologico, è sicuro di avere avuto il Coronavirus così come è sicuro del quando è accaduto e che sua moglie ha reagito meglio di lui. Giacomo Poretti non ha voluto parlarne mentre la malattia era in corso, si è messo da parte e non solo perché stava male. Oggi ha intenzione di raccontare tutto aggiungendo un prologo al suo spettacolo in teatro. Desidera ricominciare dagli ospedali. Il suo ultimo progetto “Chiedimi se sono di turno” è dedicato agli anni in cui era infermiere.

GIACOMO PORETTI: “TI DICEVANO DI RIEMPIRTI DI TACHIPIRINA”

Tutto è iniziato di ritorno da una settimana bianca, era il 7 marzo, il giorno dopo dolori e febbre e una stanchezza tale da non riuscire nemmeno a svitare la macchinetta del caffè. 8 giorni con 39 di febbre mentre per sua moglie tutto è stato più lieve. La cura solo tachipirina: “In quella fase nessuno ti mandava in ospedale, ti dicevano di riempirti di tachipirina. Ho passato giorni a controllare il respiro. Io non ho perso il gusto e l’olfatto, mia moglie sì”. Adesso attende il test sierologico perché quando ha fatto il tampone era negativo, non ha quindi la certezza ma lui ne è sicuro.

Un annuncio arrivato ben dopo la guarigione ma già ha ben chiaro cosa racconterà nel suo prossimo spettacolo a teatro. Spera di ripartire presto anche se sa bene che il sipario si alzerà tra un bel po’ di tempo. “Io so che cosa possono avere passato”, Poretti si riferisce non solo agli ammalati ma anche agli infermieri. Racconterà la malattia per stare vicino a i suoi ex colleghi: “tante donne e tanti uomini che hanno vissuto settimane intere in trincea, ad affrontare un nemico sconosciuto e a doversi occupare di persone malate che, oltre a questo, sono rimaste separate dai loro affetti”.

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