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Nicola Savino: “Mio padre è il mio problema” la sua assenza e poi la malattia

Nicola Savino parla del padre, confida i problemi che vive ancora oggi per la sua assenza, per la sua malattia

Nicola Savino corriere

Fino ai 14 anni il padre di Nicola Savino non c’era mai, sempre lontano per lavoro, poi è arrivata la malattia e oggi il conduttore si mette a nudo e confida che questo è il suo problema. E’ al Corriere della Sera che Nicola Savino racconta il suo lato più intimo, parla dell’infanzia, l’adolescenza, l’assenza di sua padre, poi la depressione di un genitore che non vorremmo mai vedere crollare. Savino ha una figlia di 15 anni, Matilda, sposato con Manuela Suma ma è consapevole di essere una persona con cui non è semplice convivere. Sa di essere ansioso e permaloso, di dormire poco e male. Divide la sua notte in due tempi, si addormenta e dopo poche ore è sveglio, magari legge il giornale e poi torna a dormire, sa che è un malessere che lo affligge per la mancanza che avrà sempre, quella che ha avuto da sempre. Un problema che non ha potuto risolvere, adesso il padre di Nicola Savino non c’è più ma tira fuori tanto di quello che ha dentro.

Nicola Savino al Corriere racconta la mancanza di suo padre

Lavorava spesso all’estero, i Medio Oriente per l’Eni. “Quando tornava dai suoi lunghi viaggi mi portava delle radio, che io poi smontavo, forse nella speranza di trovarci dentro lui. Da quando sono nato ai miei 14 anni non c’è stato praticamente mai”. Un legame che non sono riusciti a creare mentre la madre faceva di tutto per lui e le sorelle, anche lei lavorava e si occupava da sola di tre figli. Oggi ne comprende il valore ma l’ha sempre ammirata.

Suo padre si è poi ammalato: “Ha avuto una depressione fortissima. Si è ammalato proprio quando sono nato io, ma poi è peggiorata. Non è semplice per un figlio crescere con un genitore gravemente depresso. Eppure posso dire con certezza che nonostante la malattia non ha mai fatto mancare a me e alle mie sorelle l’amore”. Savino era piccolo, non poteva capire quei problemi di salute, voleva solo che suo padre giocasse a pallone con lui, che lo portasse allo stadio. “Vuoi insomma che sia un padre, ma questo non era possibile. Lo facevano i miei zii, forse provando anche un pizzico di compassione per quel bambino piuttosto solo, visto che le mie sorelle erano più grandi. Crescendo, mi è capitato poi di vedere mio papà in stato confusionale… momenti rari, per fortuna, ma sono successi”.

Negli ultimi anni della sua vita hanno cercato di recuperare, il padre gli ha detto di non essere stato un buon padre ma lui l’ha rassicurato, l’ha accudito, gli ha comprato una casetta vicino alla sua. Si amavano, si sono sempre amati ma le mancanze sono altre, sono tanti i modi per dimostrare l’amore.

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