Economia

Conti correnti sotto controllo: ecco come il fisco ci spia

Le banche hanno l'obbligo di rendere noti all'Agenzia delle Entrate tutti i movimenti sui conti dei clienti per il 2013. E' il Grande Fratello delle banche: ecco tutte le transazioni spiate


Si sta per concludere il Grande Fratello delle banche: gli istituti di credito hanno tempo fino al 31 gennaio 2014 per inviare al database dell’Agenzia delle Entrate tutti i movimenti effettuati fino al 2011 sui conti dei clienti. Per l’anno successivo il termine per l’invio delle informazioni scade il 31 marzo. Tutto registrato: entrate, uscite, bonifici e assegni.

All’Agenzia delle Entrate però in prima battuta non arriverà il dettaglio ma solo il dato di partenza e il saldo finale. Concluso questo flusso di informazioni scatterà la seconda fase del controllo del Fisco sui conti: l’approfondimento di situazioni anomale che emrgono in seguito all’applicazione di alcuni algoritmi creati ad hoc. Per evitare errori potrebbe essere introdotta una sorta di soglia di sbarramento in modo da mettere da parte situazioni caratterizzate da anomalie solo apparenti. In questo modo si alleggerisce il lavoro dell’Agenzia delle entrate e si evita di contattare per approfondimenti contribuenti per i quali, guardando il dettaglio dei movimenti, tutto appare già chiaro. La fase tre prevede uno step ulteriore: verificare se le anomalie rientrano nell’evasione fiscale oppure no. Non sempre infatti le due cose coincidono in automatico. Per questa ultima fase sarebbe utile incrociare i dati finanziari con le informazioni fiscali e patrimoniali contenute nell’ Anagrafe tributaria. Solo a questo punto avrebbe senso far partire i controlli veri e propri da parte degli uffici territoriali. La macchina quindi è stata azionata anche se non mancano le polemiche relative soprattutto alla privacy violata in questa specie di Grande Fratello bancario. Non solo: c’è chi pensa che questa fase di controlli sia solo propedeutica alla proposta di prelievo forzoso sui conti, misura estrema già applicata in passato per far fronte a grossi buchi del bilancio statale. Si riapre quindi il dibattito circa la costituzionalità di una misura del genere e sui metodi da seguire per evitare che a pagare siano i piccoli risparmiatori.



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