Attualità Italiana

150 Anni Unità d’Italia: la festa che divide

La Lega Nord boicotta la festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia, per loro non c’è nulla da festeggiare: la loro Italia è unita solo dal punto di vista geografico e loro non sono d’accordo nemmeno su questo. Vorrebbero essere divisi dal meridione, che considerano un peso per l’Italia intera. Alla vigilia delle celebrazioni della […]


La Lega Nord boicotta la festa per i 150 anni dell’Unità d’Italia, per loro non c’è nulla da festeggiare: la loro Italia è unita solo dal punto di vista geografico e loro non sono d’accordo nemmeno su questo. Vorrebbero essere divisi dal meridione, che considerano un peso per l’Italia intera. Alla vigilia delle celebrazioni della festa, la delegazione del Carroccio, a Milano, ha disertato l’esecuzione dell’inno di Mameli prima del Consiglio regionale lombardo.

Oggi 17 Marzo i leghisti potrebbero non essere presenti al discorso che il Presidente Giorgio Napolitano terrà alle Camere riunite in seduta plenaria, anche se il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ha lasciato “libertà di coscienza” ai suoi parlamentari.

E proprio su quest’argomento è intervenuto ieri sera il Capo dello Stato: “Divisi saremmo spazzati via della storia”, ha detto dalla Piazza del Quirinale nella cerimonia di apertura della grande festa. “Se saremo uniti potremmo vincere le sfide che ci attendono” ha aggiunto Napolitano.

Sferzante la risposta dell’opposizione: Bersani, leader del Pd ha affermato che se la Lega non festeggia, la maggioranza non c’è più. E quest’affermazione pesa non poco in vista delle prossime riforme, in primis quella sulla giustizia. “Se un partito della sua maggioranza non viene in Parlamento, lui deve dire che la maggioranza non c’è più, perché su questo non si può scherzare!” ha affermato Bersani, riferendosi a Berlusconi.

La pensano un po’ diversamente i ministri del Pdl, tra cui La Russa, che afferma che “non c’è l’obbligo di presenza, ma di rispetto”.

Cosa dire, una festa che dovrebbe unire in un unico, grande tricolore il popolo italiano, ma sembra ancora una volta dividerlo.

Sara Moretti



Seguici

Seguici su

Google News Logo


Ricevi le nostre notizie da Google News

5 responses to “150 Anni Unità d’Italia: la festa che divide

  1. Indipendentemente dai motivi e dagli ideali che hanno comunque finalmente riunito questo sciagurato paese dal 1861 ad oggi mi domando cosa ci stanno a fare partiti come la lega nord ( e lo scrivo minuscolo di proposito )nel parlamento della Repubblica Italiana.
    Per tutti questi signori dunque a nulla vale la perdita del sangue Italiano versato per l’Unità ?
    Mi auspico che i tempi possano cambiare presto e che la sorte ci possa rendere alla guida del Paese statisti di livello adeguato per affrontare le sfide che ci attendono.
    Mi auspico che il senso della politica diventi davvero senso del comune e non del personale orticello da coltivare.
    Chiedo scusa per lo sfogo e VIVA L’ITALIA.
    un Massone.

  2. BERLUSKALUN PADANO BACIAPILE DEL VATICANO
    Già durante la Prima Guerra d’Indipendenza (1848-9) dell’Italia “I gesuiti e retrogradi consigliavano invece di non andare alla guerra, (…) perché i repubblicani avrebbero saccheggiato i palazzi regali, abbruciato gli altari, scannato i loro figli” . La Chiesa sguinzagliò i suoi cani predicatori che aizzavano popolani analfabeti contro le rivendicazioni democratiche del popolo italiano stesso. Le volontà papali si fecero sentire nell’intera penisola. Pesarono come un macigno sia nel Regno delle Due Sicilie sia a Firenze, Modena ed in tutto il Lombardo Veneto, dove le truppe austriache lavoravano di concerto con le guardie vaticane per reprimere i moti risorgimentali. Il Sant’Uffizio (ex Inquisizione) mise, infatti, all’indice Le mie prigioni (1832) di Silvio Pellico per il suo spirito patriottico, rivoluzionario e repubblicano. La libertà di stampa fu fortemente osteggiata dalla polizia austriaca in combutta con quella papalina. La letteratura risorgimentale fu proibita radicalmente, pena l’esilio o la morte. Nel periodo compreso tra il 1849-‘50, quasi novemila compatrioti romani furono esiliati e più di undicimila preferirono riparare all’estero.
    Va da sé che simili contumelie o ingiurie si rinfocolarono per tutto il Risorgimento italiano, poiché l’unità d’Italia significava la fine dello Stato della Chiesa. Un posto privilegiato, per l’odio di cui fu oggetto in La civiltà cattolica, spetta a Giuseppe Garibaldi “ladrone di terra e corsaro di mare”, “un masnadiere capo di scherani” e “flagello di tante fedeli contrade d’Italia” . Non è da meno Pio IX, che considerava i patrioti risorgimentali “nemici dell’umana società” “selva di bestie frementi” . Il cardinale Angelo Antonelli rincarava la dose definendoli “lupi ingordi della rivoluzione”, mentre Cavour diventava “maestro d’inganni e di intrighi” . I gesuiti, d’altronde, diedero libero sfogo alle loro mire antirisorgimentali nel libello Della questione giudaica in Europa: “Colla sinagoga trescava Mazzini (…) colla sinagoga il Garibaldi, colla sinagoga il Cavour, colla sinagoga il Farini, colla sinagoga il De Pretis…” . Dopo la Breccia di Porta Pia (1870), sul generale Cadorna, che con la presa di Roma pose fine allo Stato Pontificio, si abbatterono maledizioni del tipo: “Ah Cadorna, Cadorna! Sul tuo capo non pesa solo un gran sacrilegio, ma un marchio d’infamia che sarà scolpito sulla tua tomba (…)” .
    http://alessiodibenedetto.jimdo.com/novita-2010/

  3. concordo con te, aggiungo che il sangue italiano è stato versato anche per quei signori che oggi hanno la possibilità di manifestare il loro stupido dissenso e che purtroppo ci governano, grazie a quel sangue oggi possiamo cambiare in modo democratico.Non la sorte, ma noi ci dobbiamo riappropriare del nostro orgoglio.
    GRAZIE ITALIA.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.