Attualità Italiana

Coronavirus, la Locride chiede attenzione. La lettera a Jole Santelli: “Si riapra l’ospedale di Siderno”

La Locride in Calabria chiede attenzione alle istituzioni, affinché possa essere trovata una soluzione per affrontare la diffusione del Coronavirus

maria teresa fragomeni, assessore calabria

In Calabria, la Locride non può non temere il peggio. La diffusione del Coronavirus sta creando panico tra i cittadini, che sono consapevoli dell’impreparazione dell’unica struttura presente sul posto in caso di un moltiplicarsi di casi. Stiamo parlando dell’ospedale di Locri, che ha il compito il garantire le prestazioni sanitarie a ben 42 comuni e che non risulterebbe, attualmente, pronto ad affrontare una simile emergenza da pandemia. Purtroppo, in questo momento, non c’è un’effettiva preparazione riguardante determinate misure d’emergenza. Per tale motivo, sono in tanti a chiedere che l’ospedale di Siderno, in provincia di Reggio Calabria, venga riaperto, con lo scopo di poter garantire ai cittadini maggiore sicurezza in caso di diffusione del Coronavirus nella Locride.

LA RICHIESTA DEI CITTADINI PER L’OSPEDALE DI SIDERNO

Grande è la preoccupazione da parte dei cittadini della Locride in Calabria, che ormai possono solo sperare che qui non si diffonda ulteriormente il Coronavirus. Impossibile non cedere al panico, quando ci ritroviamo a ipotizzare cosa potrebbe accadere in questo caso. Proprio per tale ragione, l’ex assessore regionale al Bilancio della precedente legislatura, Maria Teresa Fragomeni, ha pensato di scrivere una chiara lettera alla presidente della Calabria Jole Santelli. Sperando che la situazione possa presto risolversi e che possa essere trovata la soluzione giusta per affrontare un’eventuale diffusione del Coronavirus nella Locride, pubblichiamo la lettera sopra citata.

Gent.ma Presidente, Le scrivo perché preoccupata per la drammatica situazione che stiamo vivendo in queste settimane. Una situazione che ha messo ancora più a nudo le criticità del sistema sanitario su base regionale e che ha fatto capire come ogni regione dovrebbe essere all’altezza di una sanità adeguata a quanto prescrive la nostra Carta Costituzionale. Le scrivo da ex amministratrice, ma anche da cittadina della Locride, zona in cui i servizi sanitari risultano carenti perfino rispetto al non elevatissimo standard calabrese e dove, per giunta, l’ASP di riferimento è stata sciolta per infiltrazioni mafiose. Qui nella Locride, storicamente, ma negli ultimi anni ancora di più, la soluzione più diffusa, quando si avevano dei seri problemi di salute, era quella di curarsi fuori ASP, se non fuori regione. In questa situazione di emergenza però, è venuta a mancare anche quest’unica “valvola di sfogo” e, al clima di confusione generato dalle molteplici e non univoche informazioni in tema di profilassi e diffusione del virus, si è aggiunto anche un comprensibile sentimento di angoscia per via del picco di contagi annunciato per fine mese. Una delle principali fonti di preoccupazione deriva dal fatto che, a guidare tutti i percorsi di prevenzione, contenimento e gestione dell’emergenza, a livello provinciale, ci siano degli organi nominati per (e competenti a) fronteggiare un altro tipo di situazioni, anch’esse gravi, ma di tutt’altra natura. Senza voler entrare minimamente nel dibattito sullo scioglimento degli enti locali, bisogna prendere atto che una situazione eccezionale richiede delle misure eccezionali ed inoltre che, ciò che può andar bene per una regione o per una provincia, potrebbe non funzionare in un’altra realtà territoriale. In linea con ciò che è stato fatto a livello regionale (Task force), potrebbe essere d’aiuto affiancare un management specializzato agli organi di gestione delle ASP commissariate e, contemporaneamente, adottare una serie di protocolli che snelliscano e velocizzino sia la filiera gerarchica che le procedure burocratiche. Ciò sarebbe utile soprattutto nei casi delle Aziende del Servizio Sanitario Regionale sciolte per ‘ndrangheta (come attualmente le ASP di Reggio Calabria e Catanzaro) nelle quali, gli organi di gestione straordinaria, individuati per al fine di arginare e combattere fenomeni di corruzione, potrebbero non avere, per evidenti ragioni, equivalenti competenze nella gestione di un’emergenza sanitaria di questa portata. Ripeto, al netto di ogni altra valutazione, sappiamo bene che, nella la lotta contro questa pandemia, il fattore tempo ha un peso decisivo. La Calabria – la Locride in particolare – ha un ritardo strutturale ed organizzativo ultradecennale, mentre il virus, purtroppo, è maledettamente veloce. Serve quindi un piano anti crisi elaborato da personale specializzato ed in tempi brevissimi, in modo da rendere i percorsi ancora più sicuri nelle emergenze e tranquillizzare la cittadinanza. Accanto a richieste come quella dell’esercito (che personalmente ritengo necessaria per il supporto logistico e di personale) sarebbe utile avere un piano che preveda ad esempio la riapertura (o comunque la riqualificazione) di strutture chiuse di recente (nella provincia di RC, ad esempio, come Gioia Tauro o come l’ex ospedale di Siderno) l’utilizzo dei laboratori e delle strutture sanitarie private (e del relativo personale) in sinergia e supporto a quelle pubbliche. Un percorso più chiaro e definito potrebbe mettere in condizione, il personale sanitario, che già in questi giorni sta facendo degli autentici miracoli, di poter operare con maggiore efficienza e sicurezza, dando anche più tranquillità ai cittadini. Cordialmente Mariateresa Fragomeni

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