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Caso Liliana Resinovich, parla il tecnico: “sono certo di aver procurato la frattura”

Le ultime notizie sul caso Liliana Resinovich: parla il tecnico che avrebbe procurato la frattura

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Giacomo Molinari, il tecnico di sala settoria che aveva riferito alla Procura di Trieste di aver causato accidentalmente la frattura a una vertebra toracica di Liliana Resinovich durante la preparazione del cadavere per l’autopsia, è ora chiamato a rispondere dell’accusa di falso, a seguito della querela presentata dal fratello della donna, scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata priva di vita il 5 gennaio 2022.

Liliana Resinovich ultime notizie: parla il tecnico

Molinari aveva dichiarato agli inquirenti di sospettare di aver provocato la lesione involontariamente durante una manovra eseguita prima dell’esame autoptico, ma la frattura non venne menzionata nella documentazione ufficiale degli accertamenti medico-legali. Tuttavia, nuovi esami condotti dai professori Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, su richiesta dell’avvocato della famiglia Resinovich, Nicodemo Gentile, avrebbero rilevato che la lesione alla vertebra T2 risale a un momento precedente alla morte, contraddicendo la versione del tecnico.

Giacomo Molinari, intervistato dal quotidiano Il Piccolo, ha ribadito la propria buona fede: “Confermo tutto ciò che ho già spiegato. Quello che mi rattrista è che una persona onesta, che cerca solo di offrire il proprio contributo alla comprensione dei fatti, venga ripagata con una querela”. Non solo, nel corso della trasmissione Mattino 5 News sono state mandate in onda altre dichiarazioni che Molinari avrebbe reso. Il tecnico si dice certo di aver provocato questa frattura in quanto, spiega, ha sentito un rumore. Ha spiegato di aver sistemato dietro il collo della donna un presidio particolare, per far si che il dottore potesse ispezionare al meglio il cadavere di Liliana. Una manovra di ipertensione al collo della donna avrebbe provocato poi, secondo il tecnico, la famosa frattura.

Come è morta Liliana Resinovich?

Nel frattempo, le indagini sulla morte di Liliana Resinovich si sono ulteriormente sviluppate: solo recentemente il marito, Sebastiano Visintin, è stato iscritto nel registro degli indagati. Fino ad allora non figurava tra gli indagati dal giorno della scomparsa della moglie. Un punto di svolta è arrivato con la perizia della dottoressa Cristina Cattaneo, secondo cui la dinamica della morte non sarebbe compatibile con l’ipotesi del suicidio inizialmente avanzata, ma riconducibile invece all’intervento di terze persone.

Le dichiarazioni di Molinari risultano in contrasto con quanto emerso dalla seconda relazione medico-legale, redatta da Cattaneo insieme a Tambuzzi, Eugenio Leone e Vanin. Al contrario, trovano una certa corrispondenza con la tesi sostenuta dal medico legale Raffaele Barisani, consulente della difesa di Visintin, secondo cui la frattura alla vertebra T2 potrebbe essere compatibile con una movimentazione del corpo post mortem. A tre anni di distanza dalla morte di Liliana Resinovich, ogni giorno in questa vicenda, c’è un colpo di scena che rimette tutto in discussione.

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