Chiara Ferragni in tribunale non se la sente di rilasciare dichiarazioni
Rilascia pochissime dichiarazioni ai giornalisti Chiara Ferragni
Con poche parole e uno sguardo serio ma composto, Chiara Ferragni ha affrontato per la prima volta il pubblico e i giornalisti all’ingresso del Palazzo di Giustizia di Milano. «È una fase difficile della mia vita, vi ringrazio per l’attenzione e la comprensione», ha dichiarato l’imprenditrice digitale, scegliendo la via della sobrietà in un momento particolarmente delicato della sua carriera e della sua immagine pubblica.
Chiara Ferragni è infatti imputata per truffa aggravata in relazione ai casi del “Pandoro Pink Christmas” e delle uova di Pasqua benefiche, due iniziative finite nel mirino della Procura di Milano per presunte irregolarità nella comunicazione delle donazioni solidali collegate ai prodotti. Insieme a lei siedono sul banco degli imputati Fabio Maria Damato, ex manager e braccio destro dell’influencer, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia.
Chiara Ferragni in aula oggi
L’udienza, tenutasi a porte chiuse, ha avuto come oggetto la costituzione delle parti civili. I legali di Ferragni hanno confermato l’intenzione di chiedere il rito abbreviato, un percorso che consente tempi più rapidi e, in caso di condanna, una riduzione della pena. Il giudice Ilio Mannucci Pacini ha aggiornato il procedimento al 19 novembre, data in cui verrà sciolta la riserva sull’unica parte civile rimasta: l’associazione Casa del Consumatore. La sentenza, salvo rinvii, è attesa per gennaio 2026.
Secondo l’accusa, le campagne promozionali del 2021 e 2022 avrebbero indotto i consumatori a credere che parte del prezzo dei prodotti andasse in beneficenza, quando in realtà le donazioni sarebbero state predefinite e indipendenti dalle vendite. Per il cosiddetto “Pandoro Pink Christmas”, ad esempio, Balocco aveva già versato 50.000 euro all’Ospedale Regina Margherita di Torino mesi prima del lancio, mentre le società della Ferragni avrebbero incassato oltre un milione di euro per la licenza e la promozione del marchio.
Nel complesso, la Procura stima un profitto ingiusto di circa 2,2 milioni di euro, cifra che la difesa contesta con fermezza. I legali di Chiara Ferragni ribadiscono infatti che non vi fu alcuna volontà di trarre in inganno i consumatori, ma piuttosto un problema di comunicazione e di chiarezza nei messaggi promozionali.
Negli ultimi mesi, l’imprenditrice ha già cercato di riparare sul piano etico e amministrativo, versando donazioni complessive per 3,4 milioni di euro e chiudendo le pendenze con l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Tuttavia, la vicenda giudiziaria resta aperta e continua a suscitare attenzione mediatica e dibattito pubblico.
Durante l’udienza è emerso inoltre che molte delle associazioni – e anche singoli cittadini – che inizialmente avevano chiesto di costituirsi parte civile hanno ritirato la loro istanza dopo aver raggiunto accordi di risarcimento extragiudiziali. Tra questi, anche una donna di 76 anni che aveva acquistato il pandoro e che ha accettato una compensazione economica.
Diversa la posizione della Casa del Consumatore, che ha respinto un’offerta transattiva di 5.000 euro, ritenendola “inadeguata rispetto ai profitti milionari generati dalle operazioni”. L’associazione ha proposto invece un gesto simbolico ma mediaticamente significativo: uno o due video social in cui Chiara Ferragni avrebbe potuto promuovere un’app dedicata ai diritti dei consumatori. I legali dell’influencer si sono opposti, e la decisione definitiva ora spetta al giudice.
Chiara Ferragni, al termine dell’udienza, ha lasciato il tribunale in silenzio, circondata dal suo team legale. La sua immagine, che per anni ha rappresentato il modello di successo imprenditoriale e di trasparenza nel mondo dei social, oggi vive un momento di profonda revisione. Tuttavia, nelle sue parole pacate si intravede la volontà di guardare avanti, consapevole che la sfida più grande, forse, non è solo nelle aule di tribunale, ma nel riconquistare la fiducia del pubblico.