E’ sconvolto il papà di Riccardo morto nella buca in spiaggia: “io indagato? Non ho ucciso mio figlio”
Proseguono le indagini per la morte di Riccardo, il 17enne morto mentre scavava una buca. Il papà indagato è sotto shock
Montalto di Castro (Viterbo) – Una famiglia spezzata, un dolore senza fondo e un’indagine che, per quanto dolorosa, si rivela necessaria. A pochi giorni dalla tragica morte di Riccardo Boni, il ragazzo di 17 anni deceduto mentre scavava una buca sulla spiaggia libera per giocare con i fratellini, la Procura di Civitavecchia ha iscritto il padre nel registro degli indagati. L’accusa è quella di omicidio colposo.
Un atto dovuto, spiegano gli inquirenti, che non implica un’accusa definitiva ma serve ad avviare accertamenti approfonditi, a partire dall’autopsia. Riccardo era minorenne, e la legge prevede che la responsabilità di ciò che accade a un minore ricada sui genitori. «Non si tratta di accanimento», chiarisce il procuratore capo Alberto Liguori. «Ma abbiamo bisogno di comprendere le dinamiche della morte del ragazzo: se ha avuto un malore, se è stato il caldo, la fatica, o se ci sono state omissioni involontarie».
Lo choc del papà di Riccardo: «Io non ho ucciso mio figlio»
La notifica è arrivata al Camping California, dove la famiglia Boni stava trascorrendo le vacanze. A comunicarla sono stati i carabinieri della compagnia di Tuscania, guidati dal luogotenente speciale Daniele Tramontana. Di fronte alla notizia, il padre è rimasto impietrito: «Ma come, indagato? È disumano! Io non ho ucciso mio figlio», ha detto con voce rotta dallo choc. Dopo una spiegazione dettagliata del provvedimento, l’uomo ha deciso di collaborare pienamente con gli investigatori: «Voglio sapere la verità. Com’è morto Riccardo? Perché non ha chiesto aiuto? Io ero lì…».
La Procura: «Vogliamo solo la verità»
La Procura ha iscritto il padre per i reati previsti dagli articoli 589 (omicidio colposo) e 40 del Codice Penale, quest’ultimo relativo all’omissione di impedimento di un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire. «Vogliamo fare chiarezza, non dare colpe. È l’unica strada per capire se Riccardo è stato travolto dal crollo mentre scavava o se c’erano segnali premonitori di un malore», ha ribadito il procuratore Liguori.
Una famiglia distrutta, i fratellini ancora all’oscuro
Intanto, la famiglia Boni continua a fare avanti e indietro tra Montalto di Castro e la casa di Roma. Il camper è ancora nella piazzola del campeggio, dove resterà per qualche giorno. L’obiettivo è proteggere il più possibile la sorella di 14 anni e i fratellini di 8 e 5 dall’esposizione mediatica e dal dolore che ancora non riescono a comprendere fino in fondo.
Il peso dei giudizi social
In rete sono apparsi commenti spietati dopo la notizia della morte di Riccardo. «Il padre dormiva mentre il figlio moriva…», si legge in alcuni post che circolano sui social. Parole che colpiscono duramente un uomo già distrutto. Proprio per evitare che la pressione psicologica aumenti, la Procura ha chiesto alla polizia giudiziaria di usare il massimo tatto nel comunicare gli sviluppi. «Ha già una pena infinita addosso», ha sottolineato Liguori. «Noi faremo solo ciò che la legge ci impone, nel rispetto della sofferenza di questa famiglia».