La morte di Liliana Resinovich: la vertebra non è stata fratturata in sede di autopsia
Viene smentito il racconto del preparatore che pensava di aver causato la rottura della vertebra di Liliana Resinovich
Emergono nuovi sviluppi nel caso di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa a Trieste nel dicembre 2021 e ritrovata senza vita all’inizio del 2022 nel parco dell’ex ospedale psichiatrico. Secondo quanto riportato dalla trasmissione televisiva Chi l’ha visto?, sarebbe da escludere che la frattura alla vertebra toracica T2 sia stata causata dal preparatore anatomico incaricato della manipolazione del corpo. L’uomo, qualche mese fa, si era presentato in procura a Trieste per raccontare quello che pensava fosse successo in sede di autopsia.
Liliana Resinovich: la frattura della vertebra non è stata causata dal tecnico
Il giudice per le indagini preliminari di Trieste ha respinto la richiesta di una nuova perizia medico-legale avanzata dai legali di Sebastiano Visintin, marito della vittima e attualmente indagato per la sua morte. La frattura risulterebbe infatti già visibile in una TAC eseguita l’8 gennaio 2022, tre giorni prima dell’intervento del tecnico all’obitorio di via Costalunga, dove si svolse l’autopsia.
La versione del preparatore, che a maggio aveva dichiarato al quotidiano Il Piccolo di poter essere stato lui a provocare accidentalmente la lesione durante l’esame autoptico dell’11 gennaio, è stata dunque smentita dagli esiti delle indagini. Era stato anche intervistato in tv, proprio da Chi l’ha visto, dove aveva spiegato in modo molto preciso come a suo dire, questa vertebra si sarebbe rotta, dicendo anche che non è una cosa che succede raramente.
Il gip ha invece accolto la richiesta della procura per una perizia nell’ambito di un incidente probatorio. L’analisi riguarderà i reperti già esaminati, gli abiti di Liliana, i coltelli sequestrati nell’abitazione di Visintin e un braccialetto nero e celeste consegnato dal fratello della vittima. L’udienza è stata fissata per l’8 luglio.
La frattura alla T2 su Liliana Resinovich era già stata riscontrata durante la seconda autopsia condotta dall’antropologa forense Cristina Cattaneo. Tuttavia, secondo la relazione redatta dal suo team, questa lesione non rappresenterebbe un elemento decisivo per confermare o escludere la possibilità che Liliana sia morta per soffocamento esterno, una delle ipotesi al centro delle indagini.