Le ultime da Reggio Calabria: agli arresti domiciliari la mamma che ha ucciso i suoi due figli neonati e li ha nascosti nell’armadio
La vicenda di Reggio Calabria ricorda molto la storia di Chiara Petrolini. In questo caso però, secondo quanto emerso dalle indagini, la ragazza avrebbe soffocato i due neonati dopo la nascita
E’ una storia terribile, iniziata nel luglio del 2024 ma che ricorda, tristemente, anche la vicenda di Chiara Petrolini. E’ la storia drammatica e sconvolgente che ha scosso la città di Reggio Calabria. Oggi nuovi sviluppi, nella mattinata infatti, la Squadra Mobile ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari – con l’applicazione del braccialetto elettronico – nei confronti di una giovane donna reggina, gravemente indiziata di omicidio per soffocamento dei suoi due neonati. Alla donna vengono inoltre contestati i reati di occultamento e soppressione di cadavere in relazione a un presunto parto risalente al 2022.
Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura della Repubblica, che coordina le indagini condotte dalla Squadra Mobile.
Reggio Calabria, il ritrovamento dei corpi nel luglio 2024
La terribile scoperta risale all’8 luglio 2024, quando i genitori della giovane, nella loro abitazione di famiglia a Pellaro, hanno rinvenuto all’interno di un armadio i corpicini senza vita di due neonati, avvolti in una coperta. Sconvolti dall’orrore, hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine.
Le indagini sono partite subito, e grazie alla visione delle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona, gli investigatori hanno potuto ricostruire le ore precedenti al ritrovamento. Dalle analisi è emerso che la donna si trovava da sola in casa tra le 19 e le 20.30 dell’8 luglio: un arco temporale ritenuto compatibile con il parto e la successiva morte dei bambini.
I neonati erano nati vivi: confermato il decesso per soffocamento
Fondamentali per l’inchiesta si sono rivelati anche gli accertamenti biologici effettuati sul materiale organico sequestrato al Policlinico di Messina, dove la giovane era stata ricoverata per un intervento di raschiamento. Le analisi genetiche hanno confermato che i due neonati erano figli dell’indagata, nati vivi, e che il decesso è avvenuto per soffocamento.
Ascoltati dagli inquirenti, i familiari della donna – risultati totalmente ignari dell’accaduto – hanno riferito che la figlia, pochi giorni prima del tragico ritrovamento, era stata ricoverata al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria per una grave emorragia. In quell’occasione, avrebbe parlato soltanto di un malessere fisico, negando di essere incinta.
Reggio Calabria, il fidanzato indagato per favoreggiamento personale
Le indagini hanno poi portato a nuovi sviluppi. Dall’analisi dei messaggi scambiati tra la donna e il suo fidanzato, anche lui ora indagato per favoreggiamento personale, sono emersi elementi che farebbero riferimento a un episodio analogo avvenuto nel 2022.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la coppia avrebbe vissuto forti contrasti sulla decisione di tenere o meno un altro bambino. Le ipotesi investigative, ancora al vaglio della Procura, suggeriscono che anche in quell’occasione la giovane possa aver partorito e successivamente soppresso il neonato.
Perquisizioni e ricerche con cani molecolari e georadar
Nel corso dell’operazione odierna, la Squadra Mobile – con il supporto di unità cinofile molecolari e di un georadar – ha eseguito perquisizioni nelle abitazioni della donna e del compagno, nonché nei terreni e giardini di loro pertinenza e dei familiari, alla ricerca di ulteriori resti umani che potrebbero essere riconducibili al neonato del 2022.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Reggio Calabria, proseguono per accertare ogni dettaglio di una vicenda che ha profondamente scosso l’intera comunità, lasciando sgomenti per la crudeltà e l’assurdità dei fatti emersi. Purtroppo, anche se è brutto da dirlo, è una vicenda sconvolgente tanto quanto quella di Parma. E purtroppo, un ‘altra atroce storia di cronaca nera da raccontare.