Attualità Italiana

Lucia Salemme ha ucciso suo marito Ciro Rapuano: racconta di essersi difesa dopo l’ennesima lite

Ciro Rapuano è stato ucciso in casa da sua moglie. Lucia Salemme ha chiamato i soccorsi e ha raccontato di essersi difesa dopo l'ennesima lite

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Un nuovo dramma familiare scuote Napoli. Nelle prime ore del mattino, tra le 02:30 e le 02:45, nel quartiere Vicaria-Mercato, la 58enne Lucia Salemme, conosciuta da tutti come Luciana, ha ucciso a coltellate il marito Ciro Rapuano, 59 anni, all’interno della loro abitazione di via Sant’Arcangelo a Baiano, nel cuore di Forcella.

Secondo una prima ricostruzione, la donna avrebbe agito per difendersi dall’ennesima aggressione, ma la dinamica resta ancora da chiarire. Il corpo di Rapuano è stato trovato nel letto di casa, in circostanze che gli investigatori stanno approfondendo. A dare l’allarme è stata proprio la moglie, che subito dopo i fatti ha chiamato i soccorsi. Trasportata in codice rosso all’ospedale Vecchio Pellegrini, è stata poi arrestata e trasferita nel carcere di Secondigliano.

A rendere la vicenda ancora più drammatica è la presenza di testimoni diretti in famiglia: la figlia della coppia avrebbe assistito alla scena, mentre in casa si trovava anche la nipotina di appena sette anni, la stessa che Ciro amava mostrare con orgoglio sui social, protagonista di tanti scatti familiari legati a compleanni, festività e piccoli momenti di felicità.

Lucia Salemme ha ucciso suo marito: dice di essersi difesa

Ciro Rapuano, classe 1966, mostrava attraverso i social una vita semplice e radicata nella quotidianità. Le sue giornate si dividevano tra il garage che gestiva nei pressi di piazza Carità, i pranzi a base di pesce nei ristoranti della zona e la famiglia, sempre al centro dei suoi pensieri.

Tra i post più condivisi, una frase che oggi suona come un amaro epitaffio: «Se la gente avesse il cuore di un cane, la malvagità non esisterebbe». Accanto, immagini di fede, riflessioni religiose e momenti di vita ordinaria.

In un altro scatto, davanti a un piatto di mare, aveva scritto: «Tanto siamo di passaggio», una frase che oggi assume i contorni di un presagio involontario, capace di racchiudere in poche parole il destino di un uomo ucciso a 59 anni tra le mura della sua stessa casa.

Dietro quell’immagine pubblica, emerge ora la realtà di un rapporto difficile. Agli inquirenti, Lucia Salemme ha raccontato di aver subito negli anni minacce e aggressioni, mai denunciate formalmente. Le liti erano frequenti, secondo quanto riferito, e l’ultima discussione, esplosa proprio nella casa di Forcella, sarebbe degenerata fino a trasformarsi in tragedia. Gli investigatori stanno raccogliendo testimonianze e prove per capire se la versione della donna possa essere confermata dai fatti. Intanto, la comunità del quartiere resta sconvolta: una tragedia maturata nel silenzio delle mura domestiche, che ha lasciato sgomenti familiari, amici e conoscenti.

Il rione Forcella si ritrova così al centro delle cronache, non per le sue difficoltà sociali o le storie di riscatto, ma per un delitto consumato in famiglia, tra le ombre di una convivenza segnata da conflitti.

Un uomo che sui social celebrava la vita e gli affetti più cari, un rapporto coniugale segnato da tensioni, una notte che si è trasformata in tragedia davanti agli occhi di una figlia e con la presenza di una nipotina troppo piccola per comprendere fino in fondo la portata di quanto accaduto. Saranno anche gli altri familiari a chiarire meglio se le parole di Lucia Salemme possono trovare fondamento.

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