Parla la madre di Anastasia: “Kaufmann le impediva di comunicare con noi”
La mamma di Anastasia racconta di come la vita di sua figlia fosse cambiata dopo l'incontro a Malta con Kaufmann
ROMA – Un futuro che sembrava già tracciato, fatto di affetti, studio e passione. Una giovane donna brillante, con alle spalle una famiglia amorevole, una laurea in Siberia e un sogno: lavorare nel mondo dei trasporti. Ma per Anastasia Trofimova, 29 anni, la vita ha preso una piega drammatica dopo l’incontro con un uomo sbagliato. Un percorso che l’ha portata dalla città industriale di Omsk, nella gelida Siberia, fino all’anonimato e alla morte sotto gli oleandri di Villa Doria Pamphili, a Roma. Accanto a lei, il corpicino della piccola Andromeda, sua figlia di appena 11 mesi.
A raccontare la sua storia è la madre, Tatiana, intervenuta nel corso dell’ultima puntata di Chi l’ha visto?, dopo giorni in cui Anastasia è stata solo un nome ignoto tra le cronache, descritta come una “clochard”, perfino una “maga dei computer”. La verità è molto diversa, ed è fatta di isolamento, soprusi e una lenta discesa nell’invisibilità.
Per Anastasia una vita da incubo dopo l’incontro con Kaufmann
Anastasia si era laureata all’Accademia automobilistica e dei trasporti statale siberiana, dove aveva frequentato corsi di gestione dei trasporti. Una giovane donna intraprendente, con una vita serena e legami familiari forti. Il 21 settembre 2023 si trasferisce a Malta per perfezionare l’inglese. Lì incontra Charles Francis Kaufman, che si presenta con un altro nome: Rexal Ford.
Kaufman è un uomo dal passato oscuro: violento, truffatore, già allontanato dalla propria famiglia negli Stati Uniti dopo un tentativo di omicidio contro uno dei fratelli. A Malta promette a Anastasia una nuova vita, parla di cinema e grandi progetti. Ma la realtà è un’altra: la isola dal mondo, le impedisce ogni contatto, persino con sua madre. «Non le permetteva di comunicare, l’ha fatta sparire», racconta Tatiana. L’unica connessione con il mondo esterno erano brevi mail, rare videochiamate in cui la ragazza era costretta a nascondere dove si trovasse. E qualche foto della piccola Andromeda, inviate solo dal telefono di lui.
La situazione precipita. Dopo la nascita della bambina, il 14 giugno 2024, la famiglia inizia a temere il peggio. La piccola non viene nemmeno registrata all’anagrafe. Anastasia e Ford si spostano in Italia. Vivono in condizioni drammatiche: dormono in tenda, nei parchi pubblici, tra piazza San Silverio e Villa Doria Pamphili, dove saranno poi ritrovati senza vita.
Il 3 giugno arriva l’ultimo segnale da Anastasia: una mail in cui scrive che “le cose con Rexal non vanno bene”. Il giorno successivo, Ford spegne i suoi due cellulari. Un controllo di polizia il 5 giugno lo sorprende da solo con la bambina. Poi, nella notte tra il 5 e il 6, alcuni testimoni lo vedono aggirarsi con Andromeda in braccio, in modo scomposto.
Il 7 giugno il tragico ritrovamento: i corpi della madre e della figlia senza vita sotto gli oleandri del parco romano. Nessun documento, nessun telefono, nessuna identità. Di Ford nessuna traccia, almeno fino all’11 giugno, quando acquista un biglietto aereo per la Grecia. Viene arrestato a Skiathos il giorno successivo, dopo che il suo telefono viene riacceso e localizzato.
Il dolore della madre di Anastasia
Nel frattempo, le indagini portano gli inquirenti a Malta, dove finalmente si fa luce sull’identità della donna. Viene contattata Tatiana a Omsk, a cui viene chiesto uno spazzolino della figlia per il test del DNA. È lei a chiudere il cerchio, è lei a raccontare chi fosse davvero Anastasia: non una vagabonda, non una hacker, ma una ragazza con sogni e progetti, vittima di un uomo che l’ha condotta alla solitudine più profonda e, infine, alla morte.
«Mia figlia era diventata un fantasma», dice Tatiana. Ma adesso, almeno, ha riavuto il suo nome e le forze dell’ordine in Italia stanno cercando di fare il possibile per capire che cosa sia successo a lei e alla sua bambina.