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Siria, è unanime la condanna per le violenze

L’Onu condanna apertamente e con parole dure la repressione che Bashar al Assad sta attuando nel suo Paese. Ban Ki-moon ha definito la violenza con la quale i soldati si accaniscono sulla popolazione, “rivoltante”, aggiungendo che cercherà di parlare ancora una volta con il presidente siriano per esortarlo a porre fine a queste violenze. La […]


L’Onu condanna apertamente e con parole dure la repressione che Bashar al Assad sta attuando nel suo Paese. Ban Ki-moon ha definito la violenza con la quale i soldati si accaniscono sulla popolazione, “rivoltante”, aggiungendo che cercherà di parlare ancora una volta con il presidente siriano per esortarlo a porre fine a queste violenze.

La Nato, infatti, ha chiesto a Ban Ki-moo di fare rapporto sulla situazione esplosiva che sta vivendo la Siria, entro sette giorni, dopo aver approvato un documento di condanna per le violenze che vengono denunciate ogni giorno da esponenti di opposizione siriana. Nel testo si chiede l’immediata fine della repressione e soprattutto dei metodi violenti che l’esercito sta usando contro i cittadini, che violano i diritti umani.

Il testo, approvato dai Quindici, tranne il Libano, che si è dissociato, è un passo importante. A dichiararlo è il Ministro degli Esteri Franco Frattini, che da giorni chiedeva un intervento deciso da parte dell’Onu. L’approvazione dello stesso è una dimostrazione della coesione raggiunta dalla comunità internazionale che si schiera con forza contro le violenze. Naturalmente, quello che auspicano i paesi della coalizione, è l’immediata cessazione delle violenze da parte di Damasco.

Mentre ieri è continuato l’intervento armato dei militari in Siria, per fermare le proteste accesesi contro il presidente Bashar al Assad. Dopo aver assediato la città di Hama, i carri armati hanno occupato la piazza centrale Oronto. Ogni mezzo di comunicazione con l’esterno è stata tagliata e secondo alcuni residenti, il governo siriano sta approfittando dell’importanza mediatica che ha assunto il processo in Egitto di Mubarak, per agire indisturbato. Infatti altre città ribelli sono state circondate dai carri armati dell’esercito, come Deir az Ezzor, dove, sempre secondo l’Ong d’opposizione ci sono stati tre morti.

Altre città sono state invase dalle forze di sicurezza e si è sparato contro i manifestanti a Damasco, Doa e Palmira, dove si contano decine di feriti e tre morti. Dopo cinque mesi di rivolta, il governo ha deciso di intervenire con decisione per sedare ogni attacco alla supremazia del partito di Assad.

Teresa Corrado



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