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Cristiano Ronaldo il campione numero 1 dentro e fuori dal campo: è il suo Euro 2016

Non può giocare in campo la finale di Euro 2016 Cristiano Ronaldo ma ci mette anima e cuore anche da fuori. E il suo Portogallo vince Euro 2016

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Ci sono partite che si giocano su un campo di calcio, altre che si giocano dalla panchina, possiamo essere delle riserve, dei protagonisti, possiamo fare del nostro meglio oppure scegliere di voltare le spalle e andare via. Cristiano Ronaldo ha iniziato la sua partita, la gara che aspettava da tempo, in campo, con la fascia da capitano, con la responsabilità di chi sa di avere il peso di una nazione sulle spalle. Ma, solo qualche minuto più tardi, le cose cambiano. Dolore, lacrime, rabbia, stupore: quel campo non ti vuole, il tuo ginocchio fa troppo male, stare in piedi è impossibile. Sono lacrime perchè davanti ai tuoi occhi vedi la delusione di un paese, lo smarrimento dei tifosi, la preoccupazione di tutto. Ma le lacrime amare di un guerriero si possono trasformare anche nella rabbia dell’uomo che una gara può giocarla anche in panchina perchè la vita non sempre ci fa essere protagonisti. Il Portogallo di Cristiano Ronaldo, lo abbiamo chiamato tutti così sin dal primo momento di Euro 2016. Il Portogallo ha vinto senza Cristiano Ronaldo in campo ma con la stella del Real Madrid a dare ordini dalla panchina, dal campo, da spazi in cui non sarebbe neppure potuto entrare. E quando invade persino lo spazio di Deschamps, nessuno ha il coraggio di dirgli che deve accomodarsi. Lui è Cristiano Ronaldo. E’ il numero uno al mondo. E’ il calciatore che è rimasto in panchina per dare la carica ai suoi, che la fascia di capitano l’ha tolta e l’ha messa stretta stretta al braccio di chi in campo avrebbe dovuto prendere il suo posto. E i suoi compagni non lo hanno deluso. Cristiano Ronaldo ha alzato la coppa al cielo con una fasciatura che potrebbe costargli caro, con un tentativo di restare in campo che potrebbe anche costringerlo a un recupero maggiore. Lui però da quel campo non sarebbe mai voluto uscire e non avrebbe mai detto “questa squadra non mi vuole”. Questa nazionale vive con lui e per lui. Non ci credeva nessuno a Santos quando il mister diceva, occhio che il Portogallo non è Ronaldo dipendente, occhio che questi ragazzi ci credono davvero, occhio perchè avete di fronte una squadra. Era difficile pensare che senza Ronaldo si sarebbe arrivati a questo risultato, è vero non ci siamo fidati perchè quando hai una perla così preziosa ti sembra impossibile farne a meno.

Cristiano Ronaldo nella finale di Euro 2016 ha dato una grande lezione non solo di calcio e sportività ma anche di vita. Di quello che significa aver vinto tutto ma non essere sazi, di quello che significa giocare con e per la nazionale, di quello che significa essere un leader. Adesso il percorso è al completo manca solo un altro pallone d’oro, il terzo, da portare a casa a 31 anni. E tra due anni il mondiale e ancora molto da fare e da dire. Forza Cristiano Ronaldo.



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