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Il crollo di Kamila Valieva: quel macigno chiamato doping distrugge i sogni della russa

Doveva essere la stella delle Olimpiadi di Pechino ma la sua favola è diventata un film horror: tra cadute e lacrime per Kamila Valieva, c'è solo un quarto posto

kamila valieva

Doveva essere un trionfo, doveva essere una favola dalle tinte bianche, blu e rosse, con i colori della bandiera russa e la durezza del ghiaccio. Si è trasformata in un incubo, quasi un film horror, quello che ha visto protagonista Kamila Valieva . A 15 anni e una medaglia d’oro appesa al collo ancora prima di lasciare la Russia. Super favorita, anche se si sa, nel pattinaggio può succedere di tutto, alle Olimpiadi può succedere di tutto. Ma qui la tecnica non c’entra nulla, i salti non hanno nulla a che fare con quello che oggi è successo sulla pista di pattinaggio a Pechino. Nulla c’entrano le prestazioni mostruose di chi è venuto prima. Il peso oggi, era tutto sulle spalle di Kamila. Puoi gareggiare ma se anche dovessi vincere una medaglia, ci sarà un asterisco al fianco. Puoi gareggiare ma tutti ti osservano, ti criticano, parlano neppure troppo a bassa voce quando passi nei corridoi. Puoi gareggiare in attesa di capire se hai sbagliato, con il macigno chiamato doping sulle spalle. Provi a fare il primo salto, e va male; il secondo, ancora peggio. Danzi ancora, pattini, ti rialzi. E cadi ancora. Occhi persi tra il ghiaccio, nessun tipo di concentrazione. La stesa non c’è, il corpo fa quello che vuole. Cadi ancora e ancora. Non c’è nulla da fare. Non è bastato il miglior tempo nella prova tecnica, non è bastato sapere che comunque, restavi la favorita. Il macigno era tutto lì.

Il crollo di Kamila Valieva

Non spetta a noi giudicare: in questa storia è troppo complicato capire di chi sia la colpa. Della federazione, dei suoi allenatori, di chi le sta intorno, della famiglia, dei comitati che non comunicano tra loro. Farmaci presi si, farmaci presi no. Nessuna controprova. Queste questioni sono lunghe ma di certo non si doveva arrivare a Pechino con un test da analizzare. Kamila Valieva ha 15 anni e oggi su quella pista ha dimostrato semplicemente tutte le fragilità di una ragazzina che non può essere donna quando tutto il mondo si ferma a guardarti. Se avesse vinto, avrebbe sentito il peso di quelle voci: DOPING, DOPING, DOPING. Se avesse portato a casa una medaglia, sarebbe stato lo stesso. E’ scesa in pista con quel macigno e alla fine ne è stata schiacciata. Troppo giovane, troppo fragile di fronte a un mondo intero di accuse. Si porta a casa, per ora, un quarto posto. Doveva essere medaglia d’oro, è un passino fuori dal podio, sempre per ora. Kamila di anni ne ha solo 15 ma la sua carriera resterà per sempre macchiata da quanto accaduto a Pechino. Uno scheletro che non si può mettere nell’armadio.

Una performance impensabile in fase di pronostico ma purtroppo prevedibile nelle ultime ore: il tormento da parte di tutti gli organi di informazione (Stati Uniti in primis e per questo si è anche parlato delle solite beghe politiche), le critiche degli altri concorrenti (e di quelli provenienti da altre discipline) e la shitstorm sui social per una ragazzina di 15 anni, davvero troppo. Potremmo darle delle colpe, potremmo non dargliele. Potrebbe essere vittima e carnefice, innocente o colpevole. Purtroppo in questa situazione perdono davvero tutti, perde lo sport, incapace di dare regole precise, protocolli che non permettano questo genere di situazioni. Gli atleti devono essere in grado di difendersi, dimostrare, provare. Non possono essere gettati in pasto a un circo simile. Perdono davvero tutti. Kamila pagherà se colpevole ma di certo lo sta già facendo da giorni e oggi, è stato chiaro a tutti, che con i suoi 15 anni, può essere una tigre e libellula sui pattini, ma una fragile farfalla contro il mondo intero.

Peccato perchè sarebbe stato meraviglioso vederla su quella pista, ad armi pari, con la sua connazionale Anna Shcherbakova meravigliosa oggi sul ghiaccio. E’ sua la medaglia d’oro. Nessuno la può sporcare certo ma oggi, purtroppo si parla più di cadute che di salti venuti bene e coreografie spettacolari.

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