Persone Scomparse

La mamma di Kata lotta ancora per sua figlia: “spero che sia viva, ditemi la verità”

Lancia un nuovo appello la mamma di Kata nella speranza di poter riabbracciare la sua bambina, convinta che la piccola sia ancora viva anche se magari lontana da Firenze

kata come sarebbe oggi due anni dopo

Sono trascorsi più di due anni due anni da quel 10 giugno in cui la piccola Kataleya, per tutti Kata, è svanita nel nulla dall’ex Hotel Astor di Firenze, edificio occupato dove viveva insieme alla sua famiglia. Da allora, nessuna traccia concreta della bambina peruviana che oggi avrebbe 7 anni. Ma sua madre, Katherine Alvarez, non si è mai arresa e continua a cercare risposte, rivolgendo un nuovo appello a chi potrebbe sapere cosa sia accaduto davvero quel giorno.

Durante un’intervista a Il Tirreno, la donna ha parlato con voce rotta dalla sofferenza ma animata da una speranza incrollabile: «Voglio rivolgermi a tutte le persone che abitavano nell’ex Hotel Astor. Vi prego, mettetevi una mano sul cuore e dite la verità, anche in forma anonima. Qualcuno ha visto, qualcuno sa. Io voglio solo riabbracciare mia figlia». Katherine ripete che non cerca colpevoli, ma la verità: «Se ho fatto qualcosa di sbagliato, chiedo perdono. La mia unica battaglia è per Kata».

La mamma di Kata spera di riavere la sua bambina

La madre della piccola Kata è convinta che la bambina sia ancora viva e chiede alle istituzioni di continuare a mantenere alta l’attenzione: «La storia di Kataleya, come quella di ogni bambino scomparso, non deve mai essere dimenticata. Si deve tenere accesa la speranza. Finché non ci sarà prova contraria, continuerò a lottare». Parole che rivelano una forza che resiste al tempo e al dolore.

Katherine racconta anche la sofferenza quotidiana che attraversa lei e l’altro figlio: ogni giorno è una battaglia, ma alcuni momenti diventano insopportabili. Il settimo compleanno di Kata è stato un colpo al cuore: «È stato il secondo senza di lei. In quei giorni mi sentivo sconfitta, senza più speranza». Eppure continua a stringersi al desiderio più grande: rivedere sua figlia.

Il ricordo dell’ultimo momento insieme resta indelebile e doloroso. La donna rivive spesso quella mattina di giugno: «Lei dormiva vicino a me. Prima che uscissi, si è svegliata e mi ha abbracciata dicendomi: “Mamma non andare, rimani con me”. È stato il suo ultimo abbraccio. Le sue ultime parole sono state: “Ti voglio bene”». Una frase che oggi è un’ancora di speranza e, allo stesso tempo, una ferita aperta.

La scomparsa di Kata continua a interrogare Firenze, l’Italia e tutte le persone che hanno seguito il caso. Katherine non smette di credere che la verità possa emergere in qualsiasi momento. Il suo appello oggi risuona più forte che mai: qualcuno parli, qualcuno dica cosa è successo. Per dare un nome all’angoscia, per riportare Kata a casa. Perché — come ricorda la madre — questa storia non deve essere dimenticata.

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