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La salute on line viaggia sul web 2.0

Anche la sanità si è arresa a blog, social network, podcast, i cosiddetti “media sociali”, con lo scopo di mutuare la conversazione e la condivisione di contenuti tra pazienti, che hanno modo di scambiarsi informazioni attraverso siti Web e cercare di superare l’ostacolo della solitudine. I pazienti lavorano come redattori, si conoscono tra loro, mantenendo […]


Anche la sanità si è arresa a blog, social network, podcast, i cosiddetti “media sociali”, con lo scopo di mutuare la conversazione e la condivisione di contenuti tra pazienti, che hanno modo di scambiarsi informazioni attraverso siti Web e cercare di superare l’ostacolo della solitudine.

I pazienti lavorano come redattori, si conoscono tra loro, mantenendo relazioni sociali sul web, si scambiano esperienze, disagi e timori; il personale medico, dal suo canto, legge tali racconti e riceve dati sul decorso del trattamento e della convalescenza post-operatoria, monitorando i parametri critici e inviando indicazioni e suggerimenti.

Da questo nuova frontiera della salute on line, scaturisce la sigla Health2.0, ciò che scandisce il passaggio da una comunicazione unidirezionale (medico che fornisce cure e paziente che subisce) a una collaborazione tra vari soggetti interessati.

Le applicazioni socio/sanitarie web 2.0 sono raggruppabili in tre categorie: i sistemi OnLine Health Record (sistemi informatici che consentono la creazione e la gestione della propria cartella clinica on line e in real time), i sistemi per la fornitura di servizi medici on line e i social network tematici.

All’ottima accessibilità delle informazioni cumulate si associa una cospicua riduzione dei costi per le strutture mediche che, con un modesto budget, riusciranno ad avere archivi costantemente aggiornati.

Ovviamente c’è anche il rovescio della medaglia: le informazioni auto-prodotte e auto-organizzate, possono nascondere molte insidie per istituzioni e utenti. Basti pensare all’autorità scientifica dei pazienti, in possesso di una discutibile autonomia nel caricare dati relativi alla propria condizione di salute o, comunque, l’insorgere di problemi relativi alla privacy.

Naturale, quindi, domandarsi se le autorità sanitarie sapranno gestire in maniera adeguata questo progresso tecnologico e ovviare tempestivamente alle problematiche più razionali che stanno emergendo.

Cristina Lucarelli



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