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Quiz dal cellulare per vincere premi: il Codacons non ci sta

Il Codacons non ci sta e scende in campo questa volta contro i quiz ingannevoli trasmessi negli spot in tv che promettono ricchi premi ma che in realtà servono solo per avere degli abbonati.


Se siete amanti dei film in seconda serata, in particolare sulle reti Mediaset ma non solo, avrete di certo visto i simpaticissimi spot con i quiz che vi invitano a mandare un sms con la risposta esatta per portare a casa dei bellissimi premi. Fin qui non ci sarebbe nulla di male se non fosse che gli spot sono una sorta di trappola: viene detto infatti che l’sms inviato non costa nulla, e questo in parte è vero, ma una volta mandato si attiva in automatico un abbonamento che scala dal credito telefonico diverse decine di euro. Il Codacons non ci sta e ha deciso di fare un esposto in Procura proprio contro questi spot ingannevoli. In effetti indovinare il nome del presidente della Repubblica, piuttosto che finire un proverbio o parlare del tatuaggio di Belen non sembra essere cosa difficile e magari, chi non legge per bene quella invisibile scritta che appare sovrimpressione ci casca pure, il vero problema arriva in seguito quando il mini abbonamento viene attivato e per disattivarlo ci vuole tanta pazienza e tempo da perdere dietro ai vari operatori dei call center.

La nota del Codacons-” Le reti Mediaset sono tempestate in questi giorni da questa pubblicità, quiz ridicoli con domande assurdamente facili” queste le parole che possiamo leggere. E ancora il Codacons sottolinea come le condizioni di contratto per il mini abbonamento appaiono solo in “caratteri minuscoli”, sullo schermo televisivo;  il costo del servizio e il fatto che il concorso ha un montepremi complessivo di appena 500 euro sono tutte cose di contorno rispetto alla pubblicità ingannevole che viene fatta. “In realtà bisogna quindi pagare 24,20 euro al mese fino al 14 febbraio 2013, giorno dell’estrazione, per sperare di vincerne 500″ è questo quello che noi attirati dalle signorine o dai volti noti che ci parlano di cellulari, tablet e ricariche telefoniche non abbiamo ben visto e intuito.

L’Antitrust e la Procura della repubblica stanno prendendo in esame questi spot ma sarà difficile che riescano a trovare una soluzione. In questi casi infatti spesso la “colpa” viene data a chi distrattamente non ha letto tutte le clausole e non sempre, nonostante sia sbagliato, le società promotrici di questi spot devono poi rimborsare chi si è fatto facilmente ingannare illuso dai classici specchietti per le allodole.



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