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Umorismo e gioco: Bateson e Huinzinga

L’umorismo come gioco Secondo Bateson, è la metacomunicazione a permettere l’esistenza del gioco. Che c’entra il gioco con l’umorismo? Semplicissimo: l’umorismo è una delle forme che il gioco può assumere. Bateson, assieme a Huizinga, Caillois, Goffmann, Winnicot, Freud e Wittgenstein, è tra i principali studiosi di giochi. Non a caso, tutti questi studiosi elencati, hanno […]

L’umorismo come gioco

Secondo Bateson, è la metacomunicazione a permettere l’esistenza del gioco. Che c’entra il gioco con l’umorismo? Semplicissimo: l’umorismo è una delle forme che il gioco può assumere. Bateson, assieme a Huizinga, Caillois, Goffmann, Winnicot, Freud e Wittgenstein, è tra i principali studiosi di giochi. Non a caso, tutti questi studiosi elencati, hanno analizzato anche il linguaggio. La connessione tra gioco e comunicazione dev’essere dunque davvero stretta.

Non è facile dare una definizione esatta di gioco. Tutti noi sappiamo cos’è. Una partita a calcio è un gioco. Una partita a carte è un gioco. Le scommesse sportive sono un gioco. I quiz televisivi sono un gioco. I reality show sono gioco. I cruciverba sono gioco. I videogame sono tra i giochi più amati in assoluto da bambini e adulti. I trucchi dei prestigiatori sono…giochi. Coi numeri si possono fare tantissimi giochi. Tutte queste attività, così diverse tra di loro, vengono chiamate fanno parte della stessa categoria. Huizinga arriva a parlare di “gioco” anche in riferimento alla filosofia e all’arte. Persino per parlare della vita si ricorre spessissimo alla metafora del gioco, e non si tratta certo di una coincidenza. Se volessimo elencare tutte le forme, o i nomi, che il gioco può assumere, la nostra tesi potrebbe diventare almeno il quadruplo delle pagine: non ci sembra il caso.

Dicevamo, sopra, della difficoltà di definire il gioco. Questa difficoltà, paradossalmente, nasce dal fatto che tante definizioni di esso sono state formulate. Noi vogliamo proporre quella di Huizinga.

Per lo storico olandese, “gioco è un’azione, o un’occupazione volontaria, compiuta entro certi limiti definiti di tempo e di spazio, secondo una regola volontariamente assunta, e che tuttavia impegna in maniera assoluta, che ha un fine in se stessa; accompagnata da un senso di tensione e di gioia, e della coscienza di «essere diversi» dalla «vita ordinaria»”.

Gianni Monaco



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