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Pasqua 2011, la settimana Santa a Davoli in Calabria

Pasqua 2011 si avvicina e noi andiamo alla ricerca di tradizioni pasquali italiane e non solo. Vi abbiamo parlato di Napoli, dell’Isola di Procida e dell’Inghilterra. E oggi è il turno della Settimana Santa a Davoli un piccolo paesino della Calabria in provincia di Catanzaro. Vediamo insieme quelle che sono le principali tradizioni di questa […]


Pasqua 2011 si avvicina e noi andiamo alla ricerca di tradizioni pasquali italiane e non solo. Vi abbiamo parlato di Napoli, dell’Isola di Procida e dell’Inghilterra. E oggi è il turno della Settimana Santa a Davoli un piccolo paesino della Calabria in provincia di Catanzaro. Vediamo insieme quelle che sono le principali tradizioni di questa piccola comunità dalla domenica delle palme alla domenica di Pasqua. Vi abbiamo già parlato della Pigghiata ma ora vedremo nel dettaglio quello che si fa durante l’intersa settimana Santa.

Iniziamo da domenica delle palme


Tutti i davolesi si ritrovano in un piazzale di fronte l’edifico scolastico dove si svolge la prima parte della liturgia; li inoltre vengono benedette tutte le palme e i ramoscelli di ulivo ;si svolge poi una processione che ricorda l’entrata di Gesù trionfale a Gerusalemme accompagnata da canti di osanna proprio per sottolineare questo particolare momento. Durante la processione ci si reca davanti al calvario più grande del paese per depositare li una palma.

Si raggiunge poi la chiesa di Santa Barbara dove si celebra la Santa Messa. E’ un momento importante perché è uno degli ultimi giorni  di festa prima che inizi il periodo della passione di Gesù.

Giovedì Santo


Il giovedì Santo ha inizio il triduo pasquale; si celebra la Santa messa in Coena Domini  per rivivere gli ultimi momenti di Gesù con i dodici apostoli; dai vangeli sappiamo infatti che la sera prima della sua cattura Gesù si ritrova con i suoi uomini e per la prima volta celebra il rito dell’eucarestia; durante il corso della cena il messia laverà i piedi dei suoi apostoli e a loro rappresentanti dell’intera umanità dona il suo corpo e il suo sangue. Nella messa del giovedì si riassiste infatti a una vera e propria ultima cena dove Gesù rivive nella persona del parroco e i 12 apostoli sono dodici uomini del nostro paese; durante la celebrazione si svolge la lavanda dei piedi ; a ogni apostolo poi si dona un pane e     un ‘arancia fatta eccezione per Giuda al quale vengono consegnati due pani e due arance.

L’apostolo Giuda si distingue dagli altri in quanto indossa una fascia rossa e porta legato in vita il sacchetto che contiene il denaro datogli per tradire Gesù. I pani chiamati anche “ le cene” vengono preparati con amore e devozione dalle donne davolesi in grandi quantità; alla fine della celebrazione infatti è possibile  ricevere delle fette di “cena” benedette.  Il pane rappresenta il corpo di Cristo mentre non si conosce il significato delle arance.

La cosa particolare è proprio l’atmosfera che si viene creando in questo periodo e il modo con cui ognuno partecipa a questi rituali . Alla fine della celebrazione il calice contenente le ostie, Gesù Eucarestia viene portato all’altare della reposizione. Sarà lasciato li fino a sabato notte mentre il tabernacolo dove di solito viene custodito resta aperto a significare il sepolcro vuoto.

Venerdì Santo

Venerdì è un altro giorno molto particolare per l’intera comunità.

Questo è il  giorno della sofferenza ma anche della preghiera. Inizia la notte dopo l’ultima cena ,come è ben noto il figlio di Dio viene tradito da Giuda e nell’orto degli ulivi sarà arrestato per essere poi condotto in tribunale e sottoposto a giudizio. Nel tribunale ebraico il sinedrio Gesù non può essere condannato sarà cosi condotto presso il tribunale romano ; li sarà giudicato da Pilato che apparentemente non troverà nessuna colpa in lui ma in seguito alle continue pressioni da parte del popolo ebraico deciderà di lavarsene le mani; Gesù è cosi condannato alla morte di croce.

Alle 15,00 del venerdì si rivive la passione di Cristo tramite la lettura del vangelo.

Viene celebrata la messa senza il rito dell’eucarestia e si venera la croce.

Alle 19,00 si svolge la tradizionale “Predica di passione” un’usanza tipica del nostro piccolo paese.

Un parroco ripercorre le ultime ore della vita di Gesù dalla flagellazione fino alla deposizione tra la braccia della madre; la predica si divide in tre parti principali: nella prima parte il parroco parla della condanna di Gesù alla flagellazione e alla frase “ ecco l’uomo” viene esposta la piccola statua raffigurante l’”ecce homo”. La seconda parte è dedicata alla croce; anche in questo caso il parroco fa una breve discorso riguardante la croce con diversi riferimenti anche a situazioni che magari possono essere di attualità. L’ultima parte è forse quella più toccante in quanto il parroco parla del dolore provato da Maria per le sofferenze di suo figlio e quindi dell’inevitabile destino i cui lei sapeva tutto e che ha dovuto affrontare. Particolarmente emozionante è il momento in cui si apre la porta della chiesa e la Madonna (la sua statua) entra vestita a lutto e le viene deposto tra le mani il crocifisso, suo figlio.

La Naca

Si arriva poi a quello che è uno dei momenti più attesi e non solo dal punto di vista religioso.

Alle 22,00 le vie del paese sono percorse da una processione molto particolare in quanto la statua di Gesù morto viene accompagnata da decine di abeti illuminati da lampioncini colorati. La cosiddetta  “Naca” è un po’ come un corteo che accompagna un funerale, il funerale di Cristo. La particolarità sta appunto negli abeti che sono carichi di lampioni illuminati ma ancor più nel fatto che sono proprio i ragazzi del luogo a preparare questi lampioncini.

Si ritrovano infatti qualche mese prima e collaborano tutti insieme alla realizzazione dei loro piccoli capolavori. Il termine “naca” probabilmente deriva dal dialetto e in particolare dal verbo “annacare” che vuol dire muoversi dondolando; infatti gli uomini che portano la statua avrebbero secondo la tradizione un andamento dondolante.

Di questo particolare costume non si hanno testimonianze scritte che ne spieghino il significato ma sembrerebbe risalire al medio evo. Molti anziani poi,raccontano che un anno si utilizzarono come torce  delle piante spontanee chiamate “varvasche” e la processione si svolse durante una notte tempestosa; la tempesta fu così forte da danneggiare la statua e le torce. Restarono accese poche luci che vennero raccolte e sistemate su un abete trovato lungo il cammino. Da quel momento sarebbe nata l’usanza di appendere i lampioni sugli alberi di abete. Ma questa è solo una delle tante leggende che ruotano attorno a questa processione.

Tutto il paese partecipa con devozione alla naca che attira anche molti abitanti dei paesi limitrofi.

Dal punto di vista religioso si vive con un particolare stato d’animo; la commozione e le devozione infatti sono i sentimenti che nascono in chi sente e vive davvero quello a cui sta partecipando.Non si partecipa infatti solo per passare una serata diversa ma molti credono realmente e si riuniscono cercando con la loro preghiera di essere di conforto a Cristo.

Ovviamente però come in tutte le cose non tutti partecipano con eguale spirito anche perché probabilmente non vivono questa situazione dal punto di vista di una persona che realmente crede. E’ importante però sottolineare la forza con cui un evento del genere riesce ad attrarre molte persone diverse tra loro che magari anche solo per un instante durante il corso della processione faranno qualche piccola riflessione.

Sabato Santo

Il sabato si apre con la processione della “ Desolata” alle 7:00.

La desolata è la Madonna che vive uno stato di angoscia dopo la morte di suo figlio; la statua che viene portata in processione è quella della Madonna Addolorata  completamente vestita di nero in segno di lutto. Oltre alla statua della Madonna ,vengono inoltre portate a spalla la statua di Gesù morto,la statua dell’ecce homo ( una volgarizzazione del latino, rappresenta il busto di Gesù il quale indossa il manto rosso e la corona di spine), la statua di Cristo alla colonna e la statua della Veronica ( questa è generalmente portata dalle donne davolesi). La  processione  rientra poi nella parrocchia di Santa Caterina dove si terrà la tradizionale predica.

Si arriva poi al momento clou del triduo pasquale, il momento della resurrezione.

Prima però ci si ritrova davanti la chiesa dove viene acceso un grande fuoco che rappresenta la luce portata dalla resurrezione di Gesù; l’acqua e il fuoco saranno benedetti. Il parroco rientra in chiesa al buio e dopo le letture della veglia al canto del gloria verranno accese le luci. Alle 24:00 Gesù risorge è il momento di maggiore festa ; la gioia e la felicità per la resurrezione vengono rappresentate tramite l’innalzamento della statua di Cristo risorto.

Dietro l’altare infatti è sistemata la statua che alle prima note del gloria tramite un particolare marchingegno sale verso il cielo tra nubi di fumo. E’ una vera e propria simulazione messa in atto grazie alla pazienza di alcuni uomini davolesi che si fingono ottimi scenografi per quella notte di festa.

Domenica di Pasqua

Domenica mattina alle nove si svolge la “cumprunte” ovvero l’incontro tra la Madonna ancora in lutto per il dolore e Cristo.

Le statue della Madonna e quella di Cristo arrivano da due strade opposte . La Madonna è ancora vestita di nero ma dopo l’incontro non avrà più il lutto ma sarà vestita a festa. Segue poi una processione che percorre le vie del paese per poi rientrare in chiesa dove si svolge la messa.

Per chi volesse vedere le cose di cui abbiamo parlato nell’approfondimento di tg 1 Tv 7 venerdì sera in seconda serata andrà in onda uno speciale sulla Pasqua. Ci sarà poi un breve servizio sulle tradizioni pasquali davolesi.



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