Social News

Mangia popcorn e si ammala, risarcito con sette milioni di dollari

Questa volta sono i popcorn al centro di una grande battaglia legale negli Stati Uniti, colpevoli di provocare una grave malattia respiratoria


Ogni tanto dagli Stati Uniti arriva notizia di grandi battaglie legali, l’ultima l’ha appena vinta Wayne Watson, un 59enne che dopo aver mangiato ogni giorno e per anni i popcorn si è ammalato gravemente. Wayne ha contratto la bronchiolite obliterante, malattia cronica che rende molto difficile la respirazione. Gli fu diagnostica nel 2007 in un centro specializzato nelle malattie respiratorie, ma a scoprire quale fosse la causa che aveva generato il suo male è stata la dottoressa Cecile Rose, ex consulente per l’industria degli aromi naturali. Il vero responsabile della bronchiolite obliterante in questo caso era il burro artificiale che viene utilizzato nella produzione dei popcorn da microonde. L’uomo per anni aveva inalato ogni giorno quel profumo ammalandosi della stessa irreversibile malattia contratta da molti operai che lavorano negli stabilimenti che producono appunto i popcorn.

Da lì il passo è stato breve e l’uomo non ha soltanto portato in tribunale l’azienda che produce il prodotto poco salutare, se consumato così di sovente, ma anche la catena di negozi dove lui comprava i popcorn.

Dopo qualche anno ieri è arrivata la sentenza a suo favore. Dopo nove giorni di processo e ben 24 ore in camera di consiglio i giudici hanno deciso che l’azienda produttrice di popcorn dovrà risarcire all’uomo l’80% del risarcimento, e la catena di negozi che vendeva i popcorn in questione il restante 20%. La somma da risarcire è di 7 milioni di dollari, più o meno l’equivalente di 5,5 milioni di euro.

Tutta colpa del diacelite, l’ingrediente che si trova nel mais scoppiettato che tanto piaceva a Wayne. La motivazione della sentenza risiede nella responsabilità delle due società di non avere messo l’acquirente in condizione di conoscere il pericolo a cui andava incontro consumando i popcorn.

Ma le due società hanno già fatto sapere che faranno ricorso contro la decisione della Corte. Intanto il verdetto potrebbe innescare lo sblocco di varie cause simili ma ancora pendenti nello stato di New York e in Iowa.

 



Seguici

Seguici su

Google News Logo


Ricevi le nostre notizie da Google News

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.