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La fine del mondo è vicina: abbiamo 10 anni per cambiare

Tempeste, inondazioni e temperature tropicali. Questi gli scenari previsti nella peggiore delle ipotesi. La fine del mondo è vicina e abbiamo 10 anni per cambiare rotta, questo l'avvertimento degli scienziati


La fine del mondo è vicina: abbiamo 10 anni per cambiare rotta. A dare l’ennesima profezia sulla fine del mondo stavolta è il rapporto dell’IPCC (il panel intergovernativo sul cambiamento climatico istituto dalle Nazioni Uniti). Proprio oggi, a Stoccolma (Svezia) è stato presentato l’atteso rapporto dell’IPCC. Centinaia di scienziati di tutto il mondo si sono riuniti per prevedere gli scenari climatici dei prossimi decenni. Il rapporto precedente, nel 2007, lanciava un grido di allarme sul futuro del pianeta. Stavolta, l’allarme del nuovo rapporto IPCC sembra essere molto più forte del precedente: le indiscrezioni filtrate dal summit avvenuto a Stoccolma (con presenti tutti i rappresentanti di tutti i governi della terra) sembrano avvertire che la fine del mondo è vicina e abbiamo 10 anni per cambiare rotta se vogliamo evitare la catastrofe. Se non si invertirà la rotta, entro la fine del secolo la temperatura media mondiale salirà di 3,7°, e il livello dei mari salirà di ben 60 centimetri. Con un aumento del livello dei mari di 60 centimetri, nei prossimi 80 anni, molte delle città costiere in tutto il pianeta potrebbero finire sott’acqua. Il rischio dipende dalle politiche energetiche e industriali e dall’inazione dei governi sulla tematica – il solo Obama sembra aver posto il problema nella propria agenda. Rispetto al precedente rapporto, sono aumentati gli scienziati che concordano con la tesi che il riscaldamento globale degli ultimi 60 anni sia dovuto all’agire umano. Secondo quanto riportato dalla BBC, questa probabilità risulta certa al 95%. Dunque, il rischio è che l’intera popolazione della terra venga spazzata via esattamente come accadde per i dinosauri. Prima dell’avvento dell’uomo sulla terra, quando in atmosfera la concentrazione di anidride carbonica superava le 400 parti per milione (per cause naturali, però) e la temperatura media risultava essere di 4° superiore all’attuale. Oggi ci stiamo avviando verso le 500 parti per milione. È difficile credere che un’umanità che raggiungerà i 9 miliardi di individui alla fine del secolo possa sopravvivere a tali condizioni, soprattutto se consideriamo che fino a ora la concentrazione di CO2 non ha mai superato le 280 ppm. L’ipotesi peggiore è quella in cui la concentrazione arriverà a oltre 900 ppm e il mondo tornerà al clima tropicale della preistoria. Entro il 2030 le emissioni di gas serra prodotte dalla civiltà umana dovranno essere tagliate del 60%. Quindi, sarà necessario accelerare la conversione energetica, riducendo sempre più il ricorso al carbone, al petrolio e al gas naturale. Inoltre, dovrà essere messo un freno alla deforestazione e potenziato il fattore energetico degli edifici. Questi i rimedi evidenziati dagli scienziati per evitare il peggiore degli scenari. Dunque, La fine del mondo è vicina e abbiamo 10 anni per cambiare rotta. È tempo che i governi mettano nella propria agenda il tema dei cambiamenti climatici.

 



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