Fiction e Serie TV

BlackOut-Vite sospese: pregi e difetti della fiction di Rai 1

Sta riscuotendo un grande successo la fiction BlackOut-Vite sospese su Rai 1: nella nostra recensione ecco i pregi e i difetti della serie

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Non ha avuto nessun genere di promozione nei tanti programmi Rai ( se non alcune brevi interviste ai protagonisti); non è stata neppure inserita tra le serie più attese del 2023 su Rai 1 eppure BlackOut sta facendo il suo con una media di oltre 4 milioni di spettatori nelle prime due puntate in onda il 23 e il 24 gennaio su Rai 1. BlackOut-Vite sospese sta piacendo al pubblico, certo non senza alcune perplessità che sono state sollevate nel corso della messa in onda dai telespettatori molto attivi sui social quando si tratta di trovare pregi e difetti di una serie in onda sul piccolo schermo. Innanzi tutto appunto, partiamo dai dati: i 4 milioni di spettatori ci dicono che la serie è piaciuta e tra la prima e la seconda puntata non c’è stato un calo importante, per cui il pubblico è tornato per comprendere l’evolversi della situazione. La serie ha una sua trama lineare che ci porta alla scoperta di un giallo da risolvere. Non troppo complicato ma neppure banale e in ogni puntata, ci sono dei tasselli che si posizionano al loro posto nel puzzle intricato. Tra i pregi della serie, il cast. Due attori su tutti: Alessandro Preziosi, ormai una garanzia soprattutto nel ruolo di cattivone dal cuore d’oro, e Marco Rossetti, senza nessun dubbio tra i migliori della serie. Ci lascia qualche dubbio la scelta di altri attori, che teoricamente dimostrano anni in meno ma all’anagrafe hanno la stessa età di chi nella fiction interpreta il genitore. Purtroppo per l’ennesima volta non ci convince Aurora Ruffino. Quando è chiamata a fare il passo in più nel mondo degli adulti, come era successo anche in Noi-La serie, perde qualcosa. Ma questo resta un gusto personale.

Cosa non ci convince di Blackout-Vite sospese? La costruzione della narrazione, per quello che riguarda la tempistica e cerchiamo di spiegarci meglio.

Blackout-Vite sospese: cosa non torna

Il punto di partenza è abbastanza lineare: un gruppo di persone resta isolato a causa di una valanga e di un terremoto in in resort di montagna. Crollano le strade, si chiude il tunnel unico punto di accesso al paesino. I telefoni sono fuori uso, le radio non funzionano. Il posto è isolato, i protagonisti sono isolati. E fin qui, ci può stare. E’ successo nella vita vera e purtroppo anche la drammatica vicenda di Rigopiano ci ha insegnato tanto. Ma in questi casi, come ben sappiamo, inizia una vera e propria corsa contro il tempo da parte dei soccorritori.

Poniamo anche il caso che nessuno si sia accorto che in questo posto sperduto ci siano stati prima un terremoto e poi una valanga ( se ci fosse stato un terremoto sarebbe stato impossibile visto che i sistemi di rivelazione nazionale lo avrebbero segnalato). Ma andiamo oltre: immaginiamo che il terremoto sia stato causato e quindi non segnalato e che la valanga sia stata una conseguenza dell’azione umana, di chi voleva proprio che tutto questo succedesse. E’ mai possibile che nessuno si sia chiesto che fine abbiano fatto quei poveracci isolati in montagna? E poniamo anche il caso che nessun parente si sia chiesto che fine abbiano fatto le persone che erano in vacanza a Natale nella valle isolata, potrebbe starci anche questo ma i fornitori dell’Hotel? Nessuno doveva raggiungere quel posto in 4 giorni? Si perchè la trama della serie non si sviluppa in 24 ore. In due puntate sono passati 5 giorni. Sono morte già due persone, hanno rischiato la vita molte altre. Il tempo passa eppure nessuno sembra essere interessato a chi è rimasto intrappolato nella struttura. Non solo. Proprio ieri, il proprietario dell’albergo nella seconda puntata della serie fa notare che una stanza può essere destinata a Claudia perchè gli occupanti la mattina della valanga erano andati a sciare al di là del tunnel e quindi non potranno tornare. Ecco neppure queste persone che avevano le loro cose in quella struttura si sono poste il problema, contattando qualcuno, facendo notare che l’Hotel era isolato? Insomma è impossibile pensare che dopo ben 4 giorni nessuno si sia fatto vivo, che sulla valle non sia volato un solo elicottero, se non quello dei misteriosi russi che non si sa che cosa cercassero lì? Forse i nostri dubbi troveranno risposte concrete nelle prossime puntate e capiremo come sia possibile che un intero paese resti isolato , considerato anche che lì c’erano due Carabinieri con i quali nessuno si è messo in contatto e una donna testimone che partecipava al protocollo di protezione testimoni…

Non ci resta che seguire le prossime puntate della fiction, forse avremo le risposte che stiamo cercando.

Nel frattempo facciamo notare anche qualche altro piccolo difetto: la cura ai dettagli. Le grandi serie , che siano americane o meno, sono convincenti tanto quando verosimili anche nei piccoli dettagli. Come si può ad esempio pensare che una ragazzina possa passare tutta la notte al freddo e al gelo, con le gambe sotto un tronco e non abbia nessun segno sul volto? Nessun graffio, nessun segno di che possa lasciar pensare al freddo, neppure un taglio sui vestiti che indossava. Va bene non farla morire ma quanto meno, mostrare dei segni di una notte trascorsa in mezzo alla neve? E che dire di quel bambino che vive da solo, nascosto da uno dei camerieri dell’Hotel? Ha luce, ha stufe e continua a stare lì senza che nessuno si accorga di nulla…Insomma la cura dei dettagli è fondamentale. Piccole cose che però fanno la differenza.

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