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Roberto d’Agostino a Striscia la notizia spiega perchè a Sanremo c’è il conflitto di interessi

Nella puntata di Striscia la notizia del primo febbraio 2019 Roberto d'Agostino parla del conflitto di interessi al Festival di Sanremo 2019


Striscia non molla la presa. Del resto come succede ormai da anni, il Tg satirico nel periodo sanremese si concentra sulla caccia alle streghe. Lo scorso anno toccò a Claudio Baglioni in prima persona, tra ritocchini estetici e altro. In questi giorni invece Striscia la notizia ha portato alla ribalta un altro tema: quello del conflitto di interessi. Lo ha fatto consegnando prima un tapiro d’oro a Gianni Morandi che, nel 2011 rifiutò di essere direttore artistico di Sanremo perchè non avrebbe potuto rinunciare alla sua etichetta. Dopo i servizi di Sabino, dedicati al tema, ieri è stato Gimmi Ghione a parlare del “conflitto di interessi” chiedendo a Roberto d’Agostino, direttore e creatore di Dagospia, di fare luce sulla questione. L’inchiesta è ripresa da Striscia la Notizia ma partita da una clausola “di trasparenza” trattata dal giornalista e critico Michele Monina sui contratti degli artisti in gara al Festival di Sanremo e l’agenzia Friends & Partners cui fa parte anche il direttore artistico Claudio Baglioni ed alcuni dei big in gara per la 69ma edizione. 

Secondo Striscia e secondo altri giornalisti, al Festival ci sarebbe un conflitto di interessi in quanto Baglioni, legalo alla Salzano, avrebbe fatto delle scelte che ovviamente hanno qualcosa a che fare con la Salzano: dai cantanti in gara, agli ospiti delle serate, passando anche per alcuni collaboratori. 

ROBERTO D’AGOSTINO SPIEGA PERCHE’ ESISTE IL CONFLITTO DI INTERESSI ED E’ ANCHE LAMPANTE

Nella puntata di Striscia la notizia del primo febbraio 2019, d’Agostino spiega:

Lui rifiutò di fare il direttore artistico dicendo che c’era una clausola sul contratto che diceva in maniera esplicita che chi sceglieva le canzoni, cioè il direttore artistico, non poteva appartenere a una casa discografica. Questa clausola improvvisamente scompare nell’anno 2017 quando si appalesa la silhouette di Claudio Baglioni. E quindi si ha il via libera e il conflitto di interessi non esiste più.

Per Roberto d’Agostino tutto inizia nel passato:

La più grande trasmissione Rai, cioè il Festival di Sanremo, è stata appaltata dal 2000 in poi a estranei. Il Festival di Sanremo Rai non esiste più perché prima era il Festival di Ballandi, poi diventa il Festival di Gianmarco Mazzi con Lucio Presta e infine abbiamo l’epoca del Festival di Salzano. Salzano ha creato una holding legata al prodotto musicale con discografia, concerti, management, tv, radio, ecc. Tutto questo è sotto il grande cappello chiamato Friends & Partners. A quel punto c’è un monopolio totale.

Prima che Claudio Baglioni ufficializzasse la scelta delle canzoni in gara e quindi dei Big che vedremo sul Palco, si era molto parlato della possibile esclusione del brano di Pierdavide Carone, poi realmente bocciato dal direttore artistico. Si tratta del brano Caramelle che, secondo Baglioni, non aveva le carte in regola per questa edizione del Festival. Eppure molti musicisti e intenditori, dopo aver ascoltato il brano di Carone e dei Dear Jack, lo hanno trovato degno del palco sanremese tanto da non capirne l’esclusione. D’Agostino prova a spiegare perchè esiste il conflitto di interessi e in questo caso è lampante, dicendo la sua anche su questa esclusione che sarebbe più che motivata. 

Il vero motivo dell’esclusione di questo brano dicono sia il fatto che appartenga alla scuderia di Lorenzo Suraci, presidente di RTL 102.5. Suraci e Salzano erano soci, poi con la nascita del polo radiofonico di Mediaset c’è stata la rottura, pare abbastanza cruenta, tra i due. Salzano ha portato via a Suraci i Modà e i The Kolors. A quel punto anche i poveri Carone e Dear Jack finiscono fuori.

D’Agostino racconta inoltre di aver anche saputo che, dopo la conferenza stampa durante la quale Baglioni ha speso quelle parole sui migranti, Salzano lo avrebbe subito richiamato invitandolo a risolvere in prima persona la questione, chiamando immediatamente Matteo Salvini.



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