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Beppe Convertini difende la sua carriera parlando delle missioni umanitarie ma Alberto Dandolo svela retroscena inaspettati

Alberto Dandolo svela dei retroscena sulle missioni umanitarie di Beppe Convertini dopo la sua ultima intervista

In questo ultimo mese si è molto parlato del ruolo di Beppe Convertini, della scelta della Rai di affidargli il timone de La vita in diretta. Scelta che, aveva destato diverse critiche. Ci siamo presi anche noi del tempo per vedere come l’attore se la cavasse e, vedendo che spesso, gli ospiti in studio avrebbero meritato più di lui, per esperienza e stile, possiamo dire che non ha passato questa prova. Non l’ha superata e non solo perchè non ha esperienza nel genere, avrebbe potuto dimostrare attitudine cosa che però non è successa. E’ invece diventata un must la sua lettura del gobbo, il suo sorriso, i baci da mancare a casa. Tutto molto lontano da quello che dovrebbe essere lo stile di un conduttore di un programma come La vita in diretta. E possiamo criticare anche duramente visto che, stando a quello che ha dichiarato Beppe Convertini, lui le critiche le accetta perchè non lo scalfiscono. Ma proprio in merito a questa intervista di Beppe, oggi si è innescata una nuova polemica. Alle parole dell’attore, ha replicato Alberto Dandolo, penna di oggi e Dagospia, che si è voluto togliere, conoscendolo bene, qualche sassolino dalla scarpa.

Vediamo che cosa è successo.

BEPPE CONVERTINI VS ALBERTO DANDOLO: ECCO CHE COSA E’ SUCCESSO

Tutto è iniziato con le parole di Convertini che, nella sua intervista al Giornale, ha dichiarato: “Per me parlano la mia storia, il mio lavoro trentennale, i tanti anni passati sui palcoscenici. E ancora: ” Io sono abituato ad andare nei campi profughi, in Siria, in Birmania, ho visto bambini orfani e spesso mutilati, donne che muoiono di fame, villaggi distrutti, figuriamoci se mi impressionano queste polemiche .”

Ascoltando quindi queste sue parole, Dandolo non ce l’ha fatta a restare in silenzio e ha detto la sua:

Vorrei soffermarmi su questo passaggio sorprendente dell’intervista, a firma di Laura Rio, a Beppe Convertini apparsa oggi su Il Giornale. Al di là delle sue opiniabili competenze televisive (per gli addetti ai lavori macchia indelebile sulla Rai di Salini), al di là delle simpatie pentastellate (rinnega le amicizie con Spadafora e Casalino?) parlo in quanto testimone diretto e persona informata sui fatti. Fui io stesso anni orsono, in quanto responsabile dell’ufficio stampa (area celebrities) di una seria e blasonata fondazione internazionale a tutela dei diritti dei minori, a coinvolgere l’attore nella promozione del numero di solidarietà (nome tra i tanti artisti di primo livello coinvolti) e nelle missioni umanitarie. Fui io stesso a scegliere, proporre e ad accompagnare Convertini in Libano per documentare i progetti della fondazione che coinvolgevano i minori siriani nella terra dei cedri durante il noto conflitto. Vorrei ricordargli quanto segue: 1) Dopo una sistemazione inziale non di suo gradimento, utilizzata sempre da tutti i testimonial, pretese di alloggiare in un albergo “pentastellato” (Hotel Cavalier in
Hamra Street) nel centro di Beirut a spese (non previste) della fondazione. A differenza di Selvaggia Lucarelli e di molti che altri che pagarano per la stessa missione albergo e volo di tasca propria. 2) Spesso la sua permanenza nei campi, almeno in mia presenza, si riduceva giusto al tempo delle foto e dei video di rito. 3) Viaggi che ha scelto di mostrare con frequenza, per molti osservatori con un approccio personalistico. 4) Mi sono sempre chiesto cosa facesse durante le tante ore libere a Beirut, probabilmente provini per qualche serie araba. A volte è solo una questione di stile.

Polemica a parte, i due signori se la vedranno caso mai, faccia a faccia o penna a penna, quello che non capiamo è il nesso delle risposte di Convertini. In primis salire sul palcoscenico come attore non ti dà il patentino di giornalista o conduttore, non ti dà la capacità di parlare di casi di cronaca, di argomenti di un certo tipo. La scelta fatta della Rai si sarebbe dimostrata coerente se La vita in diretta avesse dato al pubblico unicamente svago, musica e spettacolo, allora forse in quel caso, Convertini se la sarebbe cavata con una sufficienza. In secondo luogo non si comprende la natura della sua risposta. Perchè tirare in ballo esperienze di quel genere, missioni umanitarie, per parlare di un argomento così lontano da tutto ciò?

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