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Angelo Branduardi racconta la sua depressione, come l’ha superata

Per tanti mesi Angelo Branduardi non ha vissuto; racconta la sua depressione e cosa non si dovrebbe mai dire a chi ne soffre

angelo Branduardi libro

Il sole oscuro, così Angelo Branduardi chiama la depressione. Ne parla a Oggi è un altro giorno, la racconta anche nel suo libro “Confessioni di un malandrino”. E’ stato un momento molto difficile, non vuole fare piagnistei ma è importante parlarne perché ne soffrono in tanti, anzi sempre più persone. Jessica Morlacchi è la prima ad applaudire, sa di cosa parla. Branduardi confida di avere avuto la depressione in forma grave e l’unico consiglio che sente di dare a tutti è di chiedere aiuto, di cercare un bravo medico: “Non c’è mezzo per uscirne da soli, non c’è volontà. Non c’è fede per uscirne da soli. Io ne sono uscito e sono qui a parlarne vivo e vegeto…”. Oggi sorride ma è stata dura. Spesso l’arte si accompagna a questo mal di vivere, alla fragilità che racconta.

Angelo Branduardi a Oggi è un altro giorno

Per molti mesi non è uscito di casa, segregato, non riusciva a mettere nemmeno un piede fuori dalla parte per andare in giardino. “In preda a un dolore e ad una angoscia veramente indescrivibili. Dentro avevo il vuoto totale, tutto passava attraverso questa sorta di morte in vita; non provavo alcun tipo di sentimento, raziocinio, di sensibilità ma solo questa sofferenza assurda”.

Ricorda che non riusciva a stare fermo, camminava tutto il giorno. Si è impegnato in ogni modo per uscirne ma Branduardi ripete che il primo passo è quello di cercare un bravo medico. Anche la moglie lo ha aiutato molto, soprattutto perché non gli ha mai detto che aveva tutto e che doveva esserne felice. L’ha trattato con dignità ma anche con una giusta dose di severità, un po’ di distacco che ci vuole perché la comprensione non va bene. Note da prendere, da non dimenticare, perché spesso chi vive accanto a una persona depressa non sa cosa fare.

Giorgio Faletti è stato uno dei suoi migliori amici: “Sono stato contento che al funerale alla fine abbiano passato un pezzo molo bello che si chiama ‘Confesso che ho vissuto’ che avevamo scritto insieme dove mi hanno detto, io non ci sono andato perché non ce la facevo, che tutti piangevano”.

“Franco Battiato lo reputo un altro anomalo come me” una stima immensa ma è stata reciproca.

Il suo libro è da leggere, per la prima volta racconta la sua vita, la sua carriera, una vera fonte.

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