Dal Mondo

Kabul, attentato al ristorante: ventuno morti

Il locale preso di mira dai terroristi è frequentato perlopiù da stranieri: morti quattro funzionari dell'Onu e uno dell'Europol


Torna la paura attentati a Kabul. La capitale afghana è stata teatro ieri sera di un grave attacco terroristico. Stando al racconto dei testimoni, tre uomini armati hanno fatto irruzione nel ristorante “La Taverne du Liban“, causando un’esplosione e aprendo il fuoco contro le persone che si trovavano all’interno. Il bilancio è di ventuno morti.
Tra coloro che sono riusciti a mettersi in salvo, dandosi alla fuga, vi è stato il cuoco del ristorante: l’uomo, accortosi di quanto stava accadendo, ha cercato riparo al piano superiore. Nascostosi nella speranza di non essere individuato dai tre attentatori, ha telefonato alla tv nazionale afghana raccontando quanto stava accadendo a pochi metri da lui.
Sul posto sono giunti prontamente le forze dell’ordine che hanno trovato una vera e propria carneficina. Tra i morti accertati, ci sono quattro funzionari dell’Organizzazione per le nazioni unite (Onu), un membro dell’Europol e Wabel Abdallah, funzionario libanese del Fondo monetario internazionale (Fmi).
La Taverne du Liban è un locale frequentato soprattutto da persone straniere, perlopiù funzionari di organizzazioni che operano nel paese mediorientale. In tal senso, dal ministero degli Esteri, non appena si è diffusa la notizia dell’attentato, sono scattate le operazioni per verificare se tra le vittime ci siano cittadini italiani.
Poco dopo la violenza, è giunta alle autorità e ai media una rivendicazione da parte di un gruppo di talebani: l’atto è stato compiuto come rappresaglia nei confronti dei recenti scontri avvenuti nella regione del Parwan, tra forze armate afghane e guerriglia talebana. Dal capo dell’Europol, intanto, è arrivata la ferma condanna per l’attentato: “Una violenza spaventosa e ingiustificabile” ha dichiarato l’uomo.
I fatti di ieri riportano in primo piano il problema della sicurezza in Afghanistan a pochi mesi dall’annunciata partenza dei contingenti militari stranieri da anni presenti sul territorio.



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