Attualità Italiana

Tubercolosi: è positivo al test anche il Ministro della Salute Ferruccio Fazio

La Tubercolosi scoppiata a Roma, dopo il caso dell’infermiera positiva al test che lavorava da due anni nel reparto neonatale del Gemelli di Roma, inizia a spaventare davvero. Secondo le ultime notizie, sarebbe positiva al test per la tubercolosi una famiglia su quattro. Ma non solo: la tubercolosi ha colpito anche il ministro della salute […]


La Tubercolosi scoppiata a Roma, dopo il caso dell’infermiera positiva al test che lavorava da due anni nel reparto neonatale del Gemelli di Roma, inizia a spaventare davvero. Secondo le ultime notizie, sarebbe positiva al test per la tubercolosi una famiglia su quattro. Ma non solo: la tubercolosi ha colpito anche il ministro della salute Ferruccio Fazio. Dunque attualmente è il 12% della popolazione che risulta positivo alla tubercolosi, ma Rezza a spiegato che l’Italia resta un paese a bassa incidenza di turbercolosi. Anche se facendo il medico è più facile essere contagiati nei reparti e, perché no, contagiare anche altre persone. Secondo Rezza “c’è un rischio di essere contagiati a livello di comunità, ma nella stragrande maggioranza dei casi questo rischio non si traduce assolutamente in malattia“.Rezza ha risposto che attualmente il ministro della salute Ferruccio Fazio, risultato positivo alla tubercolosi, non si sta curando in quanto non ce n’è bisogno, almeno per ora: “Le persone positive, se hanno infezioni latenti, non sono a loro volta contagiose e non devono curarsi a meno che, in rari casi sviluppino dei sintomi“, ha detto. Riportiamo in fine il caso di una famiglia romana, dove tutti e quattro i membri, padre, madre e due figli, sono risultati positivi al test per la tubercolosi. Il bambino più piccolo era nato al Policlinico Gemelli di Roma, nel febbraio del 2010. Oggi il presidente del Codacons Carlo Rienzi ha tenuto a Roma un Convegno: ‘Tbc a Roma: che fare?’. Riguardo alla famiglia romana completamente affetta dalla tbc, Giorgio Besozzi, primario tisiologo e membro della Commissione nazionale tubercolosi, spiega che il caso non è riconducibile alla vicenda dell’infermiera malata del Gemelli, entrata in servizio al nido proprio a febbraio 2010: non poteva già essere contagiosa. Si dovrebbe pensare, piuttosto, a un elemento di rischio interno alla famiglia stessa.

 



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