Attualità Italiana

Roberto Straccia sequestrato e ucciso dopo uno scambio di persona: le ultime

A dieci anni di distanza dal maledetto giorno in cui Roberto Straccia scomparve nel nulla nessuno ha pagato per la morte del giovane pescarese

storia roberto straccia

La storia di Roberto Straccia ci ha accompagnati negli ultimi dieci anni. E’ la storia di un ragazzo che aveva tanti amici, una famiglia perbene, tanta voglia di fare ma che per molti, si sarebbe tolto la vita. Tesi alla quale la famiglia non ha mai creduto e da anni, i genitori del ragazzo, si battono per dimostrare che il finale di questa vicenda è tutto da riscrivere. Un paio di anni fa in particolare quando sul tavolo della procura arrivarono alcune intercettazioni, i parenti del ragazzo capirono che non si trattava di un caso qualunque, ma di una brutta storia legata alla criminalità. E potrebbe essere davvero così. Roberto ucciso solo perchè somigliava a una persona che doveva essere ammazzata. Roberto Straccia ucciso per sbaglio. Quello che emerge però nelle ultime settimane è anche altro: Roberto non sarebbe stato ucciso subito ma sequestrato. I boss che avrebbero voluto morto l’uomo che somigliava a Roberto, dopo essersi resi conto dell’errore, non avrebbero potuto fare altro che ucciderlo: il ragazzo li aveva visti in faccia.

Del caso, con una importante testimonianza, si è parlato nella trasmissione di Rai 3 Chi l’ha visto il primo dicembre 2021.

La storia di Roberto Straccia: 10 anni dopo nessun colpevole

Il 30 dicembre del 2011 Roberto Straccia era probabilmente ancora vivo. Lo afferma il legale di Mario Straccia, padre del giovane di 24 anni che la mattina del 14 dicembre 2011 è uscito per fare jogging ed è scomparso nel nulla. Secondo la famiglia del ragazzo e la legale che segue il caso, Roberto è stato vittima di uno scambio di persona ed è stato tenuto prigioniero per giorni prima di essere ucciso. Secondo quanto ricostruito dalla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”, Roberto era uscito per andare a fare jogging a Pescara, lì dove studiava. Il 24enne è stato caricato in auto e trasportato con la forza in auto fino a Foggia. A sostenere questa versione è anche un pentito, che ha parlato prima con l’avvocato della famiglia Straccia e ha poi deciso di raccontare la storia di cui è a conoscenza ai giornalisti di Rai 3. La storia di questa persona, corrisponderebbe a quello che si evince dalle intercettazioni tra due donne calabresi e alle intercettazioni di un uomo che è in carcere, con la moglie appunto. Quest’uomo, che si era sempre fatto chiamare Roberto, di origini calabresi ma residente a Pescara, sarebbe stata la vittima designata. A volerlo morto, non la ndragheta calabrese ma la mafia foggiana. Questa persona avrebbe avuto un debito mai saldato con un boss foggiano che ha quindi ordinato il sequestro. Ma i suoi informatori a Pescara avrebbero sbagliato identificando nel giovane Roberto Straccia, la “vittima designata”. Di questo scambio di persona si era parlato per la prima volta nel 2015 e poi la pista sembrava non portare a nulla. L’avvocatessa però ha continuato a mettere insieme tutti i tasselli, per arrivare poi alla conclusione presentata appunto ieri nella trasmissione di Rai 3.

La ricostruzione di quei giorni maledetti

Il collaboratore di giustizia spiega che appunto Roberto sarebbe stato rapito mentre correva per le strade di Pescara. Sarebbe stato stordito con un colpo in testa ( particolare dimostrato anche dall’autopsia ) e poi caricato in una macchina. Il giovane sarebbe stato portato a Foggia e nascosto nella cantina di un paese pugliese. Per giorni, sarebbe stato tenuto sequestrato in attesa di capire cosa farne di lui, visto che da subito si era compreso che quello arrivato in Puglia, non era l’uomo che doveva essere ucciso. Roberto però aveva visto in faccia i suoi sequestratori, aveva ascoltato troppo, e così probabilmente, i primi di gennaio, è stato ucciso. Questo significa che se le indagini fossero andate subito nella giusta direzione, questa storia avrebbe potuto avere un finale diverso. A corroborare questa tesi, anche tutte le perizie che in questi anni hanno dimostrato che il corpo di Roberto, non solo non era stato tutti quei giorni in mare ma che mai sarebbe potuto arrivare in quelle condizioni da Pescara a Bari. Il collaboratore di giustizia ha rivelato che il cadavere di Roberto è stato portato in mare in una barca. La persona che si è occupata di questa fase dell’omicidio, ha forse usato un peso troppo leggero e il cadavere è emerso in poco tempo ma non doveva finire in questo modo.

Lo scambio di persona

Lo scambio di persona sarebbe nato anche dall’impossibilità di avere una fotografia di questa persona che doveva essere ammazzata. Infatti, come dimostrano i fatti di cronaca, l’allora sindaco di Mesoraca, cittadina in provincia di Crotone di cui era originaria la presunta vittima designata, non aveva voluto fornire delle fotografie di quest’uomo. Aveva pagato con un attentato incendiario. Tutte cose che possono essere dimostrate. Non solo la somiglianza. Il Roberto calabrese, era anche figlio di tale Mario, proprio come il povero Roberto Straccia.

Le intercettazioni in carcere

Quest’uomo, era in carcere e una volta appresa la storia di Roberto Straccia, ha capito subito che doveva essere lui a morire e che era stato uno scambio di persona. Ne parla con sua moglie facendo notare il taglio degli occhi, le sopracciglia, il colore della pelle. In famiglia sono tutti convinti che Roberto è solo una vittima innocente. Questa persona ha fatto anche il nome del boss foggiano che voleva vendicarsi per un debito non pagato, persona che però al momento, come spiega l’avvocato della famiglia Straccia, non è stata chiamata a testimoniare e non fa ancora parte di questa inchiesta.

Roberto Straccia poteva essere salvato?

Quello che fa arrabbiare l’avvocatessa che segue il caso è un altro aspetto della vicenda. Pochi giorni dopo il sequestro di Roberto, arriva anche una richiesta della Procura di Roma che segue il caso. Il motivo? Probabilmente era chiaro che non si trattasse di un semplice rapimento ma che c’era ben altro e non una “banale scomparsa”. Ma non si va a fondo, eppure in quelle ore, Roberto era ancora vivo e forse, poteva essere salvato.

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