Attualità Italiana

Alessandro Venier ucciso dalla madre perchè voleva andare a vivere in Colombia

Alessandro Venier sarebbe stato ucciso dalla madre e dalla compagna perchè voleva lasciare l'Italia per andare a vivere in Colombia con sua figlia

alessandro venier

Da due giorni l’Italia intera si chiede che cosa sia accaduto davvero a Gemona, che cosa abbia spinto una donna per bene a uccidere suo figlio, Alessandro Venier. Ucciso e fatto a pezzi e nascosto, coperto dalla calce, per evitare che venisse odore. Ci sarebbero le risposte, arrivate dall’interrogatorio della donna: Alessandro sarebbe stato ucciso perchè voleva andare a vivere in Colombia, insieme alla sua compagna e alla piccola di sei mesi.

Alessandro Venier: il movente dell’omicidio

Secondo quanto emerso dagli interrogatori condotti dagli inquirenti, a uccidere Alessandro Venier sarebbero state due donne a lui vicinissime: la compagna, Maylin Castro Consalvo, e madre di lui, Lorena Venier. Un’azione che la madre ha definito «mostruosa» e che sarebbe stata concepita proprio alla vigilia della partenza. Un gesto disperato e violento nato dal timore del distacco: Maylin non voleva lasciare l’Italia per tornare nel suo Paese d’origine, mentre Lorena non riusciva ad accettare l’idea di perdere la presenza della nuora — che durante l’interrogatorio ha definito “la figlia che non ho avuto” — e della nipotina.

L’orrore: il corpo di Alessandro Venier fatto a pezzi e nascosto in un bidone

Il piano, secondo gli inquirenti, sarebbe stato tanto semplice quanto agghiacciante: uccidere Alessandro, farlo a pezzi, e occultare i resti in un bidone ricoperto di calce viva, nel tentativo di cancellare ogni traccia del crimine. La ricostruzione dei fatti, ancora al vaglio della magistratura, evidenzia come l’omicidio sia stato premeditato, e le due donne ora dovranno rispondere proprio di questo aggravante.

L’avvocato della madre, Giovanni De Nardo, ha descritto Lorena come «lucida, ma visibilmente scossa per la crudeltà dell’azione, di cui è perfettamente consapevole». Una lucidità che non esclude il dolore, ma che non attenua la gravità del gesto.

Un contesto familiare segnato da tensioni e violenza

Il movente, per quanto atroce, sembrerebbe trovare radici profonde in una convivenza difficile, conflittuale, forse anche segnata da episodi di violenza domestica. Secondo alcuni conoscenti, Alessandro era un uomo dal carattere instabile, con scatti d’ira imprevedibili e un passato segnato da precedenti penali. Figlio di un padre egiziano che non lo ha mai riconosciuto, era noto per la sua ossessione per armi ed esplosivi, e non mancavano comportamenti aggressivi anche verso gli animali. Un profilo inquietante che, secondo gli investigatori, potrebbe aver contribuito a creare un clima di paura crescente dentro le mura domestiche.

I riflettori puntati su Maylin

Oggi, sabato 2 agosto, è atteso l’interrogatorio di Maylin, che dopo il parto sarebbe stata colpita da una sindrome post partum e ora è in cura presso il Sert. Gli inquirenti dovranno valutare anche la sua condizione psicologica al momento dell’omicidio e verificare se la sua versione dei fatti coincida con quella fornita dalla madre. Il quadro clinico e mentale della donna sarà centrale per comprendere il ruolo avuto nel delitto e il grado di responsabilità. Sarebbe stata lei a chiamare le forze dell’ordine per denunciare l’omicidio di Alessandro Venier.

Ulteriori elementi fondamentali per la ricostruzione della vicenda arriveranno con l’esame autoptico sul corpo della vittima. Si ipotizza che Alessandro Venier possa essere stato prima stordito con farmaci, per poi essere soffocato con un cordino. L’autopsia potrebbe confermare o smentire la presenza di sostanze nel suo organismo e fornire indicazioni preziose sulla dinamica dell’omicidio.

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