Ci sarebbe anche un capello nella spazzatura di casa Poggi: le ultime notizie
Nuove indiscrezioni in merito alla spazzatura di casa Poggi: nei famosi sacchi azzurri sarebbe stato ritrovato un capello
Un capello lungo circa tre centimetri, ritrovato nel sacco azzurro della spazzatura di casa Poggi, potrebbe riaccendere i riflettori su uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana: l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nell’agosto del 2007. Ma siamo davvero sicuri che un capello, ritrovato in un sacco, dopo 18 anni, possa avere un qualche valore? Un capello che potrebbe esser arrivato in quel sacco in qualsiasi modo, magari perchè Chiara ha raccolto della polvere e l’ha gettata ? Un capello potrebbe esser rimasto in casa per mesi prima di finire poi nella spazzatura.
Omicidio Chiara Poggi: adesso si parla di un capello nella spazzatura
Il nuovo reperto è emerso durante l’analisi del contenuto del sacco, recentemente sequestrato nell’ambito delle indagini riaperte su disposizione della giudice per le indagini preliminari di Pavia, Daniela Garlaschelli. Si tratta di un elemento inedito, che andrà ora al vaglio degli esperti nominati dal gip: Denise Albani e Domenico Marchigiani, incaricati di verificarne la compatibilità genetica attraverso l’estrazione del Dna nucleare.
Il ritrovamento, segnalato per primo da la Repubblica, risale a giovedì scorso. Pochi minuti dopo, un improvviso blackout ha interrotto temporaneamente le attività nei laboratori della Questura di Milano, dove erano in corso le analisi. Un evento che, per quanto casuale, aggiunge tensione a una vicenda che da 18 anni continua a sollevare domande.
Il contenuto del sacco è ora oggetto dell’incidente probatorio disposto dal tribunale, con l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di tracce genetiche diverse da quelle della vittima. Si cerca di capire se il capello appartenga a Chiara Poggi, a un familiare o a una terza persona.
Non è la prima volta che i capelli giocano un ruolo chiave nell’inchiesta. Già nel 2008, il genetista Carlo Previderé, insieme alla collega Pierangela Grignani, analizzò un mazzetto di capelli trovati stretti nel pugno della giovane e altri prelevati da una pozza di sangue. Solo uno di questi presentava il bulbo, elemento necessario per ottenere il Dna nucleare, risultato poi compatibile con quello di Chiara Poggi. In altri 17 casi si poté risalire solo all’aplotipo mitocondriale, anch’esso riconducibile alla vittima.
Il nuovo capello, dunque, potrebbe rappresentare un dettaglio cruciale per ricostruire con maggiore precisione quanto accaduto nella villetta di via Pascoli. L’indagine, a quasi due decenni dai fatti, continua a cercare risposte tra le ombre di un delitto che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana. Oppure il ritrovamento di questi capelli potrebbe non significare nulla anche perchè, come è stato ribadito più volte da Massimo Lovati, il legale di Sempio, la sua difesa ha già chiesto che quei reperti non vengano usati.