Maturità 2025 testo argomentativo Gli anni dell’imprudenza di Brendon
Il testo argomentativo per la maturità 2025 parte da una riflessione di Piers Brendon ne Gli anni dell'imprudenza. Ecco uno sviluppo secondo Chat GPT
Per la maturità 2025 tra le prime tracce della prima prova c’è anche la possibilità di scegliere un testo argomentativo. Si tratta di un testo tratto da un’opera di Piers Brendon ; è uno storico e saggista britannico, nato nel 1940, noto per la sua capacità di raccontare la storia del Novecento con uno sguardo critico e penetrante. La sua attività accademica si è svolta principalmente nel Regno Unito, dove ha diretto per anni gli archivi del Churchill College a Cambridge, una delle istituzioni più prestigiose nella conservazione della memoria storica contemporanea.
La sua produzione si concentra soprattutto sulla storia politica e culturale dell’Occidente, con particolare attenzione all’evoluzione dell’Impero britannico, alla crisi della democrazia, alle guerre mondiali e alle contraddizioni delle società capitaliste. Tra le sue opere più conosciute vi è The Decline and Fall of the British Empire, in cui racconta con precisione e ironia il lungo processo di disgregazione dell’impero britannico.
Il brano scelto per la prova d’esame è tratto da Gli anni dell’imprudenza, un’opera che analizza il lato oscuro della cosiddetta “età dell’oro” americana del dopoguerra. In questo saggio, Brendon descrive come, dietro l’apparente prosperità degli Stati Uniti negli anni Sessanta e Settanta, si celasse un profondo malessere sociale, culturale e politico. Il suo stile, rigoroso ma accessibile, unisce il racconto dei fatti storici a riflessioni sul comportamento umano e sui meccanismi del potere, rendendo i suoi testi non solo informativi ma anche stimolanti dal punto di vista critico.
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Maturità 2025: il testo argomentativo
TIPOLOGIA B – ANALISI E PRODUZIONE DI UN TESTO ARGOMENTATIVO
PROPOSTA B1
Testo tratto da: Piers Brendon, Gli anni dell’imprudenza. L’epoca d’oro dell’Occidente: il rovescio, Carocci editore, Roma 2005, pp. 216-217
«Nella misura in cui pratiche distruttive della guerra venivano adottate dal presidente e in misura minore dal Congresso, la democrazia americana era in pericolo.
Ma era anche minacciata da altri fattori. L’opinione pubblica veniva manipolata in modo da giustificare l’intervento militare. […] Lo spirito americano veniva svuotato da un consumismo spietato, e l’antica fiducia nel futuro era messa a dura prova da un presente angosciante.
Il malessere si manifestava in molti modi: c’erano gruppi radicali che si ribellavano contro lo Stato, la famiglia, la religione e la società; c’era una letteratura estremamente cupa, da Kurt Vonnegut a Sylvia Plath; e un cinema satirico e dissacrante, da M.A.S.H. a Un uomo da marciapiede. L’insicurezza esistenziale si rifletteva persino nella moda, che faceva tendenza con l’“antimoda” — stracci, capelli lunghi e barba incolta — e in un’arte che faceva del brutto il suo ideale.
Fu in un clima di disillusione generalizzata che si verificò il più clamoroso scollamento tra opinione pubblica e governo, da quando era nata la Repubblica americana. In passato, nei momenti di crisi nazionale, il popolo aveva serrato le fila dietro i suoi dirigenti. Adesso invece protestava in massa contro di loro.
All’epoca gli Stati Uniti disponevano di mezzi di comunicazione e di sondaggi d’opinione assai perfezionati. Mai come allora si era prestata tanta attenzione a ciò che pensava la gente comune. Mai come allora, però, l’autorità era stata così poco rispettata, e i suoi abusi erano stati così fortemente contestati. Soprattutto tra i giovani, la parola d’ordine era “sfidare l’autorità”. Questo spirito di ribellione aveva le sue radici nelle delusioni e nei traumi provocati dalla guerra del Vietnam, ma rifletteva anche un’ondata più generale di disincanto e di nichilismo.»
Maturità 2025: le risposte sul testo argomentativo secondo Chat GPT
1. Tesi dell’autore
La tesi centrale di Piers Brendon è che durante il periodo della guerra del Vietnam la democrazia americana fu messa seriamente in crisi non solo dal conflitto stesso, ma da una serie di trasformazioni sociali, culturali e morali che causarono una profonda disillusione collettiva e una forte perdita di fiducia nei confronti delle istituzioni e dell’autorità.
2. Sintesi delle argomentazioni del brano
Manipolazione dell’opinione pubblica: il governo degli Stati Uniti cercò di giustificare l’intervento militare influenzando l’opinione pubblica, minando così i principi democratici.
Declino dei valori: il consumismo esasperato e la perdita di fiducia nel futuro contribuirono a creare un senso di smarrimento.
Manifestazioni del malessere: la ribellione prese varie forme, come i movimenti radicali, la letteratura pessimista, il cinema dissacrante, la moda provocatoria e l’arte nichilista.
Distacco tra popolo e governo: per la prima volta nella storia americana, la popolazione non si unì ai suoi rappresentanti in un momento di crisi, ma manifestò apertamente dissenso.
Contrasto tra strumenti di comunicazione avanzati e perdita di rispetto per l’autorità: pur essendo in grado di conoscere le opinioni della popolazione come mai prima, il governo non riuscì a mantenere il consenso, soprattutto tra i giovani, sempre più orientati alla contestazione.
3. Modalità argomentativa prevalente
La modalità argomentativa prevalente è argomentativa-espositiva, con elementi di tipo storico-sociale. L’autore espone fatti e fenomeni culturali (letteratura, cinema, moda, sondaggi, comunicazione) per sostenere una tesi interpretativa sulla crisi della democrazia americana e sulla disillusione sociale. Utilizza esempi concreti (autori, film, comportamenti collettivi) per rafforzare il ragionamento.
4. Collegamento con la storia contemporanea
Il brano si collega alla storia contemporanea in quanto descrive una fase cruciale del Novecento: la guerra del Vietnam e gli anni ’60-’70 negli Stati Uniti. Questo periodo rappresenta un punto di svolta in cui la fiducia cieca nelle istituzioni si rompe, aprendo la strada a nuove forme di partecipazione politica, protesta sociale e critica culturale. È un momento che anticipa fenomeni odierni come il populismo, la sfiducia nella politica e la polarizzazione sociale.
5. Aspetto più significativo e reazione personale
L’aspetto che colpisce di più è la perdita di fiducia nelle istituzioni proprio in un periodo in cui i mezzi per ascoltare e coinvolgere la popolazione erano più efficaci che mai. Questo paradosso, per cui aumenta la capacità di comunicare ma diminuisce la fiducia, fa riflettere su quanto la comunicazione da sola non basti a mantenere una democrazia viva. Il brano suscita un senso di inquietudine, ma anche la consapevolezza che la partecipazione e il pensiero critico restano strumenti fondamentali per vigilare sul potere e proteggere le libertà democratiche.
Maturità 2025: la produzione di un testo argomentativo secondo Chat GPT
Disillusione e sfiducia: la crisi contemporanea delle istituzioni
Negli ultimi decenni, si è diffusa a livello globale una crescente disillusione nei confronti delle istituzioni e dell’autorità. Tale sentimento, lungi dall’essere un fenomeno recente, affonda le sue radici in eventi storici, trasformazioni culturali e dinamiche mediatiche che hanno progressivamente eroso la fiducia dei cittadini nei confronti dei propri rappresentanti e delle strutture statali. Questo clima di sfiducia rappresenta oggi una delle principali sfide alla stabilità democratica e alla coesione sociale.
Uno dei fattori storici fondamentali che ha segnato la rottura tra cittadini e istituzioni è la guerra del Vietnam. Come evidenziato nel brano di Piers Brendon, in quell’epoca gli Stati Uniti vissero un profondo scollamento tra governo e opinione pubblica, alimentato dalla manipolazione dell’informazione, dai traumi del conflitto e dalla crescente percezione di una distanza incolmabile tra le promesse dei vertici politici e la realtà vissuta dalla popolazione. Quel momento storico segnò l’inizio di una nuova consapevolezza: le istituzioni non erano necessariamente infallibili o guidate da interessi collettivi.
A questo si sono aggiunti, negli anni successivi, scandali politici, corruzione, crisi economiche mal gestite e disuguaglianze crescenti, che hanno minato ulteriormente la credibilità delle autorità, sia a livello nazionale che internazionale. In Italia, ad esempio, la stagione di Tangentopoli negli anni ’90 ha rivelato un sistema di potere profondamente corrotto, facendo crollare interi partiti e lasciando un vuoto di fiducia difficile da colmare. Episodi analoghi si sono verificati anche in altri paesi, contribuendo a generare un senso di impotenza e distacco da parte dei cittadini.
In questo scenario, i media hanno avuto un ruolo ambivalente. Se da un lato la televisione e la radio hanno storicamente rappresentato strumenti di informazione e formazione dell’opinione pubblica, dall’altro hanno talvolta contribuito a diffondere narrazioni parziali o sensazionalistiche, alimentando il sospetto verso le fonti ufficiali. Con l’avvento dei social media, poi, la situazione si è ulteriormente complicata: la disintermediazione e la proliferazione di fake news hanno reso più fragile il rapporto tra cittadini e verità, favorendo la diffusione di teorie complottiste e l’ulteriore delegittimazione delle istituzioni.
Un esempio recente è rappresentato dalla gestione della pandemia da COVID-19. Le decisioni politiche, spesso percepite come contraddittorie, insieme alla diffusione incontrollata di notizie false o manipolate online, hanno acuito la sfiducia verso governi, scienza e sistemi sanitari. Molti cittadini, disorientati, hanno scelto di seguire voci alternative, talvolta pericolose, contribuendo a una polarizzazione sempre più marcata del dibattito pubblico.
In conclusione, la disillusione verso le istituzioni è il risultato di una lunga evoluzione storica, culturale e comunicativa. Tuttavia, non si tratta di un destino irreversibile: recuperare la fiducia è possibile, a condizione che le istituzioni dimostrino trasparenza, coerenza, ascolto e capacità di rispondere concretamente ai bisogni reali delle persone. Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere un’educazione civica e mediatica che aiuti i cittadini a interpretare criticamente la realtà, evitando che il disincanto si trasformi in apatia o, peggio, in rifiuto della democrazia.
Questo un possibile sviluppo del testo argomentativo per la maturità 2025 secondo Chat GPT.