Riccardo ucciso a 17 anni da suo padre che poi si è suicidato: le ultime da Lamon
Aveva solo 17 anni Riccardo e tutta la vita davanti ma suo padre lo ha ucciso : le ultime notizie da Lamon, in provincia di Belluno
OLTRA (LAMON) – Riccardo aveva solo 17 anni, adesso non c’è più. Un grido straziante ha squarciato il silenzio del piccolo borgo montano di Oltra, in provincia di Belluno. Un pomeriggio come tanti si è trasformato in un incubo irreversibile: un padre ha assassinato il proprio figlio con una ferocia indicibile, per poi rivolgere l’arma contro se stesso. Un dramma familiare che ha scosso profondamente la comunità locale, dove tutti si conoscono e nulla, fino a quel momento, lasciava presagire una simile esplosione di violenza.
Secondo le prime ricostruzioni, Vladislav Gaio, 49 anni, avrebbe colpito ripetutamente il figlio Riccardo, appena diciassettenne, con cinque o sei coltellate al petto. Poi, come in preda a un delirio incontrollabile, avrebbe afferrato una pistola da macellazione e sparato alla testa del ragazzo. Dopo aver ucciso suo figlio, avrebbe infine rivolto l’arma verso di sé, togliendosi la vita.
Riccardo ucciso a 17 anni da suo padre: le ultime notizie
La tragedia si è consumata poco dopo le 17, all’interno della loro abitazione. Le urla, seguite dagli spari, hanno attirato l’attenzione dei vicini e di chi si trovava nella vicina struttura ricettiva. È stato un attimo: il panico, le chiamate ai soccorsi, poi l’arrivo dei carabinieri e dei sanitari del Suem 118. Una volta aperta la porta, la scena è apparsa agghiacciante: i due corpi senza vita, il sangue, il silenzio pesante di una tragedia che lascia attoniti.
Tra i primi ad arrivare sul posto anche il sindaco di Lamon, Loris Maccagnan, e il magistrato di turno, insieme al medico legale Antonello Cirnelli. L’area è stata immediatamente posta sotto sequestro e le indagini, ancora in corso, mirano a ricostruire ogni dettaglio di quel pomeriggio fatale.
A raccontare lo sgomento è Silvana, che gestisce un bed and breakfast nelle vicinanze: «Abbiamo sentito un forte rumore, dei colpi. Abbiamo capito subito che era successo qualcosa di terribile».
Dietro la facciata di una famiglia apparentemente normale, però, si celava un malessere profondo. Vladislav Gaio, disoccupato da tempo, aveva avuto esperienze come uomo immagine in discoteca e poi come insegnante di arti marziali. Ma da anni era senza un’occupazione stabile. La moglie, Mirella, lavorava ed era l’unico sostegno economico della famiglia. I rapporti in casa sembravano tesi: liti frequenti, incomprensioni mai risolte.
Riccardo, la giovane vittima, aveva abbandonato gli studi superiori e, secondo quanto riferito, aveva recentemente iniziato a lavorare. Un gesto forse di ribellione, forse di autodeterminazione, che potrebbe aver innescato l’ennesimo scontro culminato nel gesto irreparabile.
In casa insieme a Riccardo, vivevano anche la sorella minore, una ragazzina di 12 anni, e la nonna paterna. Una famiglia ora distrutta, spezzata da un gesto che lascia senza parole e senza spiegazioni razionali.
I carabinieri continuano a indagare per fare piena luce sui fatti, mentre l’intera comunità si stringe nel dolore e nella domanda che riecheggia senza risposta: come può un padre arrivare a uccidere il proprio figlio?