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Usa shock: favorire i giovani nei trapianti

Fa discutere la proposta di trapiantare gli organi migliori ai più giovani, proveniente dal network statunitense su trapianti e donazioni. Riguarderebbe in particolar modo i trapianti di reni, che non dovrebbero più essere determinati da liste d’attesa, ma dall’età dei riceventi. Lo scopo è quello di ottimizzare gli anni di vita di ciascun rene donato. […]

Fa discutere la proposta di trapiantare gli organi migliori ai più giovani, proveniente dal network statunitense su trapianti e donazioni. Riguarderebbe in particolar modo i trapianti di reni, che non dovrebbero più essere determinati da liste d’attesa, ma dall’età dei riceventi. Lo scopo è quello di ottimizzare gli anni di vita di ciascun rene donato.

Gli esperti al riguardo affermano che a volte pazienti in età avanzata ricevono reni che avrebbero potuto avere un funzionamento più lungo, mentre i giovani rischiano di avere impiantati  organi “meno duraturi”, ritrovandosi così nuovamente in lista dopo pochi anni.

Tali ragioni sono state spiegate dall’associazione al Washington Post: «Vogliamo utilizzare al meglio gli organi che vengono donati – spiega Kenneth Andreoni, professore associato di chirurgia alla Ohio State University, che presiede il comitato che sta rivedendo il sistema di rete United for Organ Sharing (Unos) – E ‘uno sforzo per ottenere il massimo da risorse limitate».

Mettere in atto una proposta del genere comporterebbe un cambiamento a dir poco radicale, modificando il sistema di donazioni e trapianti in vigore da 25 anni negli Stati Uniti. L’idea è stata accolta positivamente da bioeticisti, chirurghi e associazioni di malati. Si teme però che possa procurare una diminuzione nel numero delle donazioni. Inoltre vi sono polemiche dovute al fatto che il nuovo sistema finirebbe per penalizzare i pazienti di mezza età e gli anziani, e questo proprio in una fase in cui la popolazione sta invecchiando.

«I migliori reni sono quelli di giovani adulti di età inferiore ai 35 anni» spiega al Washington Post uno dei critici, Friedman Lainie Ross, medico e bioeticista dell’università di Chicago. Afferma poi che se la nuova proposta dovesse passare e modificare il sistema vigente «nessun paziente con più di 50 anni potrà averne uno. Eppure, un sacco di gente tra i 50 e i 60 con un rene funzionante potrebbe ambire a 20 e più anni di vita. Si tratta di una discriminazione legata all’età».

Quando si ha tra le mani la vita di qualcuno, non dovrebbero esserci discriminazioni. Ogni persona ha diritto ad avere una possibilità, giovane o meno che sia. Non sarebbe giusto veder morire persone con situazioni urgenti perché sorpassate da pazienti, forse meno gravi, solo per un dato anagrafico.

Sissi De Rosa



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