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Guerra Libia: abbattuto jet libico, ribelli chiedono aiuto

Prosegue la guerra in Libia. Oggi un caccia francese ha abbattuto un jet libico che aveva violato la no-fly zone, secondo quanto riferito dall’ABC. Intanto gli scontri continuano tra ribelli ed esercito di Gheddafi, mentre vanno avanti anche i raid della coalizione dei “volenterosi” contro il leader libico. Gli ufficiali fedeli al colonnello, non hanno […]


Prosegue la guerra in Libia. Oggi un caccia francese ha abbattuto un jet libico che aveva violato la no-fly zone, secondo quanto riferito dall’ABC. Intanto gli scontri continuano tra ribelli ed esercito di Gheddafi, mentre vanno avanti anche i raid della coalizione dei “volenterosi” contro il leader libico. Gli ufficiali fedeli al colonnello, non hanno esitato a mostrare i corpi carbonizzati di 18 tra militari e civili, colpiti, secondo le fonti del regime, nei raid di giovedì scorso, durante i quali sarebbe stato colpito anche un quartiere residenziale di Tripoli.

Sul fronte orientale si arresta l’avanzata dei miliziani di Gheddafi. Il portavoce dell’esercito rivoluzionario, Ahmed Beny, annuncia che “il porto di Misurata è sotto il nostro completo controllo”, mentre le navi della coalizione internazionale si stanno avvicinando. Una città sotto assedio Misurata, che nella notte ha subito l’attacco dei carri armati libici, e pare che da lunedì siano 45 i morti civili, tra cui quattro bambini, secondo ciò che riferisce l’ufficio del coordinatore delle Nazioni Unite per la Libia, Rashid Khalicov.

Abbiamo bisogno del sostegno dei nostri amici, spero che avremo presto le armi e le munizioni che servono a liberare la Libia” dice il colonnello Beny, “Stiamo affrontando i tank T-72 e T-92 dell’esercito di Gheddafi, per questo abbiamo bisogno di armi anti-carro”.

Intanto l’Unicef lancia un appello per aprire un corridoio umanitario. “Sappiamo che il cessate il fuoco nonostante la risoluzione dell’Onu non e’ rispettato” dice Maria Luisa Fornare che si trova in un campo profughi in Tunisia al confine con la Libia. In queste condizioni non si può portare aiuto alla popolazione.

Giuseppe Procida



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