Dal Mondo

Attaccata Bengasi dai lealisti di Gheddafi

Controffensiva del generale Muammar Gheddafi a Bengasi, la roccaforte dei ribelli. Da questo pomeriggio ci sono scontri armati in città tra ribelli e partigiani delle forze del colonnello libico. Gli scontri sono duri, gli uomini del colonnello Gheddafi hanno infatti, dalla loro, armi pesanti contro quelle dei componenti del Cnt che stanno cercando di opporre […]


Controffensiva del generale Muammar Gheddafi a Bengasi, la roccaforte dei ribelli. Da questo pomeriggio ci sono scontri armati in città tra ribelli e partigiani delle forze del colonnello libico.

Gli scontri sono duri, gli uomini del colonnello Gheddafi hanno infatti, dalla loro, armi pesanti contro quelle dei componenti del Cnt che stanno cercando di opporre una forte resistenza all’aggressione dei partigiani che sono lì per eliminare il comitato ribelle.

Secondo quando riferito dai ribelli, ci sono stati tra le loro file 4 morti.

Bengasi è la roccaforte dei ribelli, la città simbolo che ha dato inizio al governo provvisorio dei ribelli e capitale dalla quale giungono anche alle truppe disposte verso Tripoli, ordini e aiuti.

Gheddafi non ha alcuna intenzione di arrendersi. Dopo il bombardamento da parte degli aerei della Nato, contro la tv libica e l’uccisione di tre giornalisti e il ferimento di altre 15 persone facenti parte della rete televisiva, il leader libico ho cominciato la sua grande offensiva.

La Nato aveva distrutto il palazzo in cui aveva sede la tv, per impedire che il generale continuasse a mandare messaggi alla popolazione e ai suoi fedelissimi. Invece il rais è riuscito con un abile colpo di mano a mandare a Bengasi un gruppo ben armato per contrapporsi ai ribelli e battere sul loro stesso terreno gli insorti.

Gheddafi ha continuamente ribadito di non temere gli insorti infedeli, né tanto meno la coalizione della Nato che continua a bombardare la capitale in modo continuo e sistematico, forte anche dell’incapacità dei ribelli di penetrare a Tripoli, nonostante l’aiuto di forze internazionali a difesa delle loro postazioni.

Teresa Corrado



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