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Strage a Darfur: muoiono 13 poliziotti

Nel Darfur sono morti 13  poliziotti e circa trenta sono rimasti feriti in un blitz che serviva a salvare tre soldati catturati da uomini armati. Le forze di sicurezza sudanesi, secondo alcune agenzie di stampa, sarebbero intervenuti anche per la liberare Francesco Azzarà, il cooperante italiano rapito l’agosto scorso proprio nel Darfur. Il timore per […]


Nel Darfur sono morti 13  poliziotti e circa trenta sono rimasti feriti in un blitz che serviva a salvare tre soldati catturati da uomini armati. Le forze di sicurezza sudanesi, secondo alcune agenzie di stampa, sarebbero intervenuti anche per la liberare Francesco Azzarà, il cooperante italiano rapito l’agosto scorso proprio nel Darfur. Il timore per l’azione intrapresa dagli uomini delle forze dell’ordine sudanesi è stato alimentato da alcuni voci provenienti proprio dall’esercito.

Le agenzie di stampa hanno battuto la notizia immediatamente, ma poi è stata smentita sia dal governo sudanese che dalla Farnesina, ma ha dovuto farlo anche l’Ong per la quale il giovane trentaquattrenne lavora.

Azzarà è stato rapito il 14 agosto scorso mentre si recava all’aeroporto di Nyala per andare a prelevare un collega in arrivo da Khartoum. Una strategia quella degli uomini armati del paese africano, ben collaudata. Un gruppo ben armato, infatti, ha circondato l’auto sulla quale viaggiava il giovane Azzarà insieme ad altre due persone facenti parte di Emergency, prelevandolo e portandolo via. Il giovane era alla sua seconda missione in Sudan al centro pediatrico aperto proprio dall’Ong Emergency.

Il Darfur è in uno stato di guerra civile da circa otto anni e in questo periodo si sono avuti molti morti, se ne contano circa 300.000. Un conteggio davvero importante per una pulizia etnica che caratterizza lo scontro in questo paese, dove le bande di etnia araba cercano di eliminare la popolazione di etnia nera.

Questo è anche uno dei motivi per cui il presidente sudanese, Omar el-Bashir è stato incriminato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra.

Teresa Corrado



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