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Clamorose news sull’omicidio di Garlasco: nella bocca di Chiara il dna di un ignoto

Potrebbe davvero essere clamorosa la svolta che arriva sulle indagini per l'omicidio di Garlasco: nella bocca di Chiara Poggi il dna di una persona che non è Stasi e non è Sempio

chiara poggi

GARLASCO – Una rivelazione inattesa rischia di riscrivere, dopo quasi due decenni, la verità sul delitto di Garlasco. A 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia, una nuova analisi disposta dalla Procura di Pavia ha portato alla luce un elemento mai emerso prima: materiale genetico maschile sconosciuto rilevato sul tampone orale della vittima, finora mai esaminato. E’ davvero la svolta che permetterà di capire che cosa è successo davvero il giorno in cui Chiara è stata uccisa? C’è una storia da riscrivere oppure no? C’erano altre persone in casa nel momento in cui la 26enne è stata uccisa?

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Garlasco news, un Dna mai analizzato prima: chi è l’uomo ignoto?

Il dato è emerso durante l’incidente probatorio attualmente in corso presso il Tribunale di Pavia. I periti nominati hanno isolato un profilo genetico “Y” – dunque inequivocabilmente maschile – non appartenente né ad Alberto Stasi, l’ex fidanzato condannato in via definitiva per l’omicidio, né ad Andrea Sempio, amico della vittima tornato recentemente al centro delle indagini. Il fatto che sia un uomo e che il dna sia stato trovato in bocca, lascerebbe pensare a una azione come un bacio.

Il Dna è stato individuato sulle garze usate per il tampone orale durante l’autopsia, eseguita dal medico legale Marco Ballardini. Si tratta quindi di un contatto diretto tra un uomo sconosciuto e il corpo di Chiara Poggi, compatibile con le fasi successive al delitto.

Garlasco, un’indagine che si riapre su più fronti

Nel 2007, anno dell’omicidio, il tampone orale non fu mai sottoposto ad analisi. I prelievi genitali, esaminati all’epoca e riesaminati ora, non hanno dato esito positivo alla ricerca di Dna. Questo rende ancora più rilevante la scoperta sul campione orale, ora in fase di amplificazione genetica da parte della genetista Denise Albani, incaricata dalla procura.

Nel frattempo, altri dettagli emersi durante l’incidente probatorio aggiungono nuovi tasselli al mistero. Un profilo genetico ignoto è stato isolato anche su un acetato relativo a un’impronta digitale trovata sulla parte interna dell’anta fissa della porta della cucina, luogo chiave della scena del crimine. Anche in questo caso, il Dna non appartiene né a Stasi né a Sempio, e si tratta di un’impronta non insanguinata.

La scarpa “a pallini” e le tracce sotto le unghie

Sul famigerato tappetino del bagno, dove era stata trovata un’impronta di scarpa “a pallini” e tracce di materiale genetico maschile, l’ultimo aggiornamento chiarisce che il Dna rilevato appartiene a un familiare di Chiara Poggi – il padre o il fratello – e quindi non è ritenuto rilevante ai fini investigativi.

Resta però ancora aperto il mistero del materiale genetico trovato sotto le unghie della giovane, che ha riaperto ufficialmente l’inchiesta nel 2023. Oltre alla traccia compatibile con Andrea Sempio, sarebbe presente una seconda traccia genetica, anch’essa maschile e non identificata, seppure in quantità minore. Un indizio che apre all’ipotesi, sempre più concreta, della presenza di più persone sulla scena del crimine.

Garlasco: un nuovo scenario investigativo

Il caso Garlasco, a distanza di 18 anni, si riaccende grazie al lavoro del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Milano, coordinati dalla Procura di Pavia con il procuratore Fabio Napoleone, l’aggiunto Stefano Civardi e le pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza. L’identificazione del “Dna ignoto” rappresenta una svolta potenzialmente decisiva: un elemento oggettivo che potrebbe finalmente scardinare o confermare le verità processuali fin qui acquisite.

L’obiettivo ora è chiaro: dare un nome all’uomo sconosciuto che ha lasciato la propria traccia sul corpo di Chiara Poggi. Una traccia dimenticata per anni, che oggi potrebbe essere la chiave per fare finalmente luce su uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana.

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