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Paolo Del Debbio, l’orrore vissuto dal padre: “Due anni all’inferno”

Paolo Del Debbio ripercorre l'orrore vissuto da papà Velio nel campo di concentramento nazista

Paolo Del Debbio padre

Il filo dell’aquilone, titolo del romanzo di Paolo Del Debbio, simbolo della libertà. Ospite a Oggi è un altro giorno Del Debbio ricorda le poche cose che suo padre raccontava dei due anni vissuti all’inferno, il periodo vissuto nel campo di concentramento: di lì si usciva morti o per essere trasportati in un campo di sterminio. Papà Velio ce la fece, tra i tanti che impazzivano nel contenere quelle immagini lui era rimasto legato alla vita.La mia è stata una famiglia molto umile ma entrambi grati alla vita…  Come tutti i deportati però lui preferiva non parlare di quell’esperienza”. Il padre di Paolo Del Debbio ne parlava ricordando che in ogni situazione bisogna mantenere la dignità e per questo decise che anche davanti agli aguzzini doveva sempre presentarsi pulito e con la barba fatta, ogni mattina, anche se non c’erano i mezzi, anche se tutto era gelido.

Paolo Del Debbio: “papà è tornato piagato ma non piegato

Tra le tante violenze subite veniva picchiato a bastonate e lasciato nudo, legato al freddo”. La sua colpa era quella di fare la barba anche agli ebrei a cui venivano sempre rotti gli occhiali. “Quando ho saputo la sua storia ero piccolo, avevo 15 anni, però certamente io dopo andai a leggermi dei libri, informarmi. Capii che era un uomo che era riuscito a rimanere tale anche dopo essere stato all’inferno”. 

Come ha ritrovato suo padre la fiducia nei confronti degli altri uomini dopo tanto orrore lo spiega nel modo più semplice: “Riteneva che qualsiasi cosa succedesse era sempre meno dei campi di concentramento”.

Nel 1944 papà Velio aveva solo 22 anni, due anni di prigionia e la mamma che lo ha aspettato senza sapere se fosse vivo. Nel suo ritorno a casa un incontro nel loro paese di contadini e operai, tutti sapevano che Velio stava tornando, era sopravvissuto e riabbracciò la donna che amava senza mai dimenticare nulla e sempre grato alla vita.

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