Roberta Rei la violenza subita in ospedale dopo l’aborto: “Non è normale”
Roberta Rei a Verissimo racconta il momento più doloroso, l'aborto e quello che in ospedale non avrebbe voluto vivere
Roberta Rei da Le Iene e Verissimo si emoziona e ci emoziona, come fa spesso con i suoi servizi che lottano contro le ingiustizie. Ma lo scorso agosto un suo post ci ha gelato, il suo dolore nel parlare dell’aborto. Roberta Rei non toglierà più dalla testa quell’immagine, ha guardato e non avrebbe dovuto guardare, nessuno glielo ha impedito.
Roberta Rei dice alle donne che devono chiedere aiuto, a chi sta vicino alle donne che hanno perso un figlio dice di abbracciarle, di aiutarle. A Verissimo spiega che ha scritto quel post perché sperava di aiutare le donne che hanno vissuto e che stanno vivendo la stessa cosa >>> Roberta Rei ha perso suo figlio, oggi sarebbero stati 7 mesi: “Non avrei dovuto guardare”
Roberta Rei a Verissimo il momento delicatissimo e doloroso dopo l’aborto
“Quello che ho vissuto nell’ospedale durante l’operazione poteva essere evitato, le donne possono essere messe in condizioni di non soffrire oltre quello che stanno già soffrendo” Roberta Rei parla di doppia violenza, quella subita oltre la natura.
“Dovere ascoltare la voce appena riaperti gli occhi di un’infermiera che dice ‘meno male 10 minuti abbiamo finito, abbiamo aspirato tutto’; vedere prima di entrare in sala operatoria una mamma che giustamente accarezza il pancione perché sta per nascere il suo bambino, quella per me è stata una violenza e avrei voluto non vederla e non ascoltarle quelle cose e mi sono chiesta che forse è il caso di parlarne, nel senso è un atto di libertà parlare del nostro corpo”.
Roberta si rivolge alle donne, dice a tutte che non si è sbagliate e lamentose se si chiede, se si parla: “Non è sbagliato farlo, io il senso del post quando dico vi abbraccerei tutte è perché a me ha fatto anche male sentirmi dire ‘è normale’, io vorrei dire a tutte non è normale nel senso che non deve essere normalità ma se state male è giusto dirlo ed è un vostro diritto di dire che state male non siete lamentose”.
Lei è una giornalista, ma soprattutto una Iena che da anni si batte contro tante ingiustizie. Sono stati i suoi genitori a insegnarle di andare contro le ingiustizie. “Mia madre è un’insegnante, io dico sempre un’insegnante di strada, nel senso che lei lotta per le ingiustizie rispetto alle differenze di ceti che ci sono e che spesso nella scuola diventano ancora più strutturali, più difficili da gestire e lei va a casa dei ragazzini che magari a scuola non ci vanno e li prende e cerca di portarli a scuola”.