Andrea Cavallari da Bologna a Barcellona tra taxi e banconote false: chi l’ha aiutato?
Andrea Cavallari da Bologna a Barcellina tra Taxi e BlaBlaCar: ecco come si è mosso durante la sua latitanza durata due settimane
BOLOGNA – Ha scelto di fuggire con la stessa disinvoltura con cui anni fa raggiungeva le discoteche da svaligiare: a bordo di taxi, Ncc e perfino BlaBlaCar. Andrea Cavallari, 26 anni, originario di Bomporto — la patria del Lambrusco — ha messo in scena una rocambolesca fuga dall’Italia, pochi istanti dopo essersi laureato in Scienze giuridiche. Una fuga durata pochi giorni, ma che ha attraversato l’Italia, la Francia e si è conclusa sulla Costa Brava, in Spagna.
Condannato in via definitiva a 11 anni e 10 mesi per la strage di Corinaldo, Cavallari non ha mai avuto la patente. Per questo, anche in passato, si era sempre affidato ad amici complici, alla fidanzata o a conducenti professionisti, pagati con i proventi delle razzie della banda dello “spray al peperoncino”.
Andrea Cavallari: la fuga comincia il giorno della laurea
Il 3 luglio scorso, dopo aver conseguito la laurea con 92 su 110 e aver salutato i familiari all’uscita del ristorante bolognese “The man of the sea”, Andrea Cavallari ha fatto perdere le proprie tracce. Alle 18, l’assenza al carcere della Dozza ha fatto scattare immediatamente l’allarme.
Gli investigatori del Nucleo regionale della polizia penitenziaria, coordinati da Giuseppe Ciuffreda, hanno ricostruito con rapidità il percorso della fuga: prima tappa Bologna-Milano, poi un passaggio verso la Costa Azzurra, infine la Spagna, sempre con l’ausilio di mezzi a pagamento e passaggi occasionali. Cavallari ha viaggiato quasi esclusivamente pagando in contanti, anche se gli agenti della Policia Nacional hanno scoperto che parte del denaro — circa 800 euro — potrebbe essere falso.
Barcellona, Costa Brava e una fitta rete di complici
Il 26enne si è spostato più volte tra Barcellona, Lloret de Mar e altre località balneari, sempre sotto falso nome: Antonio Saitta. In tasca aveva una carta d’identità contraffatta e una carta di credito con cui ha pagato soggiorni, pasti, souvenir e vestiti. Proprio questi movimenti finanziari e tecnologici — come l’analisi delle celle telefoniche agganciate — sono stati fondamentali per localizzarlo.
L’arresto è avvenuto a Lloret de Mar, all’uscita di un hotel. In quel momento, Cavallari stava armeggiando col cellulare, probabilmente ignaro che la rete delle forze dell’ordine italiane e spagnole si stava chiudendo attorno a lui. Decisivo, come sottolineato dal comandante dei Carabinieri di Ancona, Roberto Di Costanzo, è stato lo scambio immediato di informazioni tra Procure, Penitenziaria e Arma.
Chi ha aiutato Andrea Cavallari?
Dalle indagini è emersa una ramificata rete di contatti e appoggi: ex detenuti, conoscenti, forse anche amici e parenti. Le visite ricevute in carcere, le telefonate, le conversazioni durante l’ora d’aria: tutto è stato incrociato e ha portato a delineare un quadro chiaro di chi abbia aiutato Cavallari. Un fascicolo per favoreggiamento è già stato aperto.
Ora in attesa dell’estradizione
Andrea Cavallari è ora detenuto in Spagna. Oggi sarà sentito dal magistrato dell’Audiencia Nacional, che dovrà stabilire la sua custodia in carcere in attesa dell’estradizione in Italia. I tempi previsti per il rientro variano tra 10 e 30 giorni.